Un libro: recensione a Frammenti di memoria di Antonio Catalfamo
Antonio Catalfamo, Frammenti di memoria, Nicola Teti Editore, Milano 2009.
La raccolta di testi poetici di Antonio Catalfamo si apre con un poemetto intitolato Quando incontrammo Di Vittorio. Narra, dice, racconta, rimanda alla storia dei fatti, alla storia concreta e non manipolata, alla storia furibonda e negletta delle idee.
Il prof. Gian Luigi Beccaria, su «La Stampa» di sabato 26 febbraio, ha scritto: «Oggi i muri non urlano più. Nel Sessantotto erano “tele” di parole, oggi nient’altro che imbrattature mute». Ecco, le pagine di questa raccolta, su cui sono quasi incisi i testi, sono di volta in volta come muri intonacati e impolverati su cui, con pennarello nero e rosso, sono scritti a braccio alto (vale a dire, con caratteri grossi e ampi) versi, che spesso bruciano le carte e graffiano la pietra.
È vero che sui muri ormai si tracciano e si intrecciano segni spesso sgangherati, o incongrui, ma è altrettanto vero che i versi di Catalfamo comunicano emozioni che vorrei definire immediate, senza alcuna altra mediazione se non quella della “voce che legge”, emozioni che sembrano spente o fastidiosamente bistrattate in buona parte dall’attuale nostra poesia, immedesimata piuttosto a considerare virtuosamente se stessa.
Sarebbe, dunque, quella di Catalfamo una proposta poetica negata a un largo consumo e destinata piuttosto a consolare, a tentare di consolare gli sconfitti della storia. Invece con l’aggressiva e limpidissima convinzione di chi non ha mollato le emozioni e le condizioni ancora vitali (nonostante gli ingorghi pretestuosi) della politica, contorta e malamente strizzata nel mondo attuale, nel “nostro” mondo, Catalfamo non corrotto, intrepido e convinto, scrive: «Dobbiamo scrivere, scrivere / scrivere / scrivere a dispetto dei poeti».
I collegamenti sono alti. Anche appena letto, questo perentorio invito mi ha collegato al “grande” invito di Viktor Sklovskij nei suoi ricordi 1917-1922 (in Viaggio sentimentale): «Il socialismo non c’era ancora, bisognava scrivere molto».
Mi affido all’indice, che è un itinerario di sollecitazioni e di pronte memorie (appunto) di notevole suggestione: Quando incontrammo Di Vittorio – Mia nonna – Mio padre – Giovani fascisti – Salmo dell’uomo libero – Non aspetteranno gli operai – Auschwitz – Poesia e storia – Comunismo e libertà – Poveri e altri titoli ancora.
Il libro ha una prefazione molto efficace di Jack Hirschman; per aprirne la più pronta e utile intuizione: «Non è un piacere da poco leggere Frammenti di memoria un libro di poesie che non rivela semplicemente un uso autorevole delle strutture poetiche, del linguaggio ecc. ma contiene la narrazione e la Storia di ciò che significa essere stati nel passato, e essere nel presente, un comunista che lotta».
Vero. Vorrei soltanto ribadire che i testi di Catalfamo non solo inducono ad essere esaltati, alimentati dalla risoluta durezza delle idee («il comunismo non è morto, / come le lucciole / della nostra infanzia»), ma sono il contenitore di emozioni sentimentali collegate strettamente e vitalmente a questa decisa convinzione come propellente ancora pulsante.
Senza eccessi, senza pulsioni estremistiche, senza populismo esaltante e farneticante ma con la limpida anzi lucida fermezza di aver assunto il lievito per la propria vita, che non si esaurisce nel dire ma si completa nella dura vicenda del fare di ogni giorno. Essere lì dove le necessità sono allo stremo, cercare sempre di non quietarsi ma partecipare cercando di camminare a piedi, perché la strada è del viandante.
Si stabilisce pertanto, dopo la lettura e le letture, una prima impressione di fondo, che certamente allontana un lettore (a cui Catalfamo non è giustamente interessato) ed esalta un altro che riceve stimoli, ripeto, vitali per alimentare il serbatoio delle idee. Difficilmente si incontra oggi – ed è una fortuna incontrarla – una poesia così disposta. Rilanciata come un avvertimento (non una supplica) attuale. Concreta, implicata nel cammino dell’umanità, aiutando il lettore (di cui sopra) ad andare verso i singoli dettagli (i singoli problemi) della vita. Che non rinuncia e aspetta.
Foglio degli eremiti, n. 2, 17 marzo 2010, pp. 24-25.
Informazioni aggiuntive
- Tipologia di testo: prefazioni / postfazioni
- Testata: Foglio degli Eremiti
- Anno di pubblicazione: n. 2, 17 marzo 2010