Dall’isola felice
Dall'isola felice arrivano profumi d'Arabia
dolci di miele mandorle teneri cuori d'erbe
sapore di rosmarino in un vento portato dai capperi
le ali delle farfalle divagano nella luce di mezzanotte.
Potrei anche imbarbarire guardando la formica appannata
il topo divulgatore di favole ardite
l'ombra dell'airone che ha perso la strada e chiama
in una tempesta di sabbia.
La mia casa è là dove uno deve sognando restare
o partendo lui povero
è là che deve tornare
dopo una vita perduta correndo sul filo del mare.
Naviga naviga naviga navigatore di onde
ritorna parti ritorna naviga sul legno macerato dal sale
sotto una vela inzuppata dal sangue di una balena arpionata
lancia altrove le monete che odorano di tristissimo oro
nessuna notte calerà sulla mano stanca di remi.
Vedi che l'onore del verde è solo un piccolo onore
Il verde com'era un tempo altro non era il verde
compagno di ogni avventura e della luce sperduta nel silenzio vagante
senza traccia lasciare o impronta contro il muro del pianto
fuggiremo a piedi sui monti per ritrovare l'arco dell'onore
delle campagne distrutte e dei dialetti irsuti scagliati nei laghi
accendendo fuochi dentro la nebbia
seguire almeno una traccia del cinghiale nei tempi di caccia.
Evento eccezionale la mancanza di uccelli in questi cieli
sperduti
neanche una piuma vola nel buio d'attesa.
È l'inizio di un secolo
gli uomini non ancora muti ma ciechi oramai
cavalcano ombre sul ghiaccio nel silenzio di un inverno in arrivo.
Crudo. È arrivato.
Il ragno diventò un nano di quattro colori
la luna borda da circo per l'elefante in amore
la città con le sue pietre dedicate al nevischio e all'affanno
si offriva talvolta sull'altare del fuoco. Per amore.
Non si contavano i giorni erano gli anni a pesare
serpi striscianti sulla pelle del mondo
in una polvere d'oro.
Poco si poteva fare
nella foresta dei segni
con nostalgia di un paradiso perduto. Ah, il mare!
Essere vaganti in cielo essere peregrini in terra o
dentro la terra affondare sotto il suo cuore di ghiaccio
con la paura di non essere salvato. Un'angoscia sublime.
Ho rifatto la strada senza ritrovare le orme
le orme di ferro il cavallo screziato
pascolava fra meloni gialli non fra l'era rovente
– un vento radeva la sabbia alzava polvere grigia
cancellava i passi degli uomini senza barba e con gli occhi sbarrati
la luna si doleva con sospiri nel silenzio del bosco.
La storia, la casa, famiglia, ricordi; era andato distrutto
il destino viandante su un'autostrada di marmo
la speranza era un filo nel sogno
ma l'inverno è crudele. È crudele l'inverno e
la terra è schiacciata prende la mano la morde.
(Guardate antiche montagne che attendono il capestro).
Balene corrono a riva lasciano un fiume di sangue.
Ricompenso con alcune parole l'attesa degli amici.
Ho il mio Goethe miniato vicino al cuscino di stracci
un piccolo topo è fermo sorpreso dal sole e dal volto
di un vecchio signore che aspetta il cavallo
bardato di lacca.
Informazioni aggiuntive
- Tipologia di testo: poesie pubblicate in fogli volanti