“Camminavo con Pasolini al parco mente Hitler marciava su Mosca”

Roberto Roversi, poeta, drammaturgo, libraio: da quel giorno del ’41 ai testi per Lucio Dalla. E un vecchio amore: il ciclostile. Per divulgare.

 

 

 

«Sì, ricordo, ero con Leonetti e Pasolini: pensavamo già di fare non dico ingenuamente, ma generosamente, una rivista. La giornata era bella, l’aria tiepida, i prati verdeggianti…

Mancava solo che qualche farfalla volasse e sembrava di essere nel più felice dei mondi. Intanto a distanza si sparava e ci si ammazzava. La guerra era terrificante, e in mezzo si era giovani». È il 22 giugno 1941 e Roberto Roversi, in compagnia dei due compagni di università ai giardini Margherita, apprende da un uomo in bicicletta che Hitler ha invaso la Russia. La guerra arriverà anche a Bologna: «Ricordo il primo oscuramento: fu una meraviglia, la gente girava per le strade di una città tutta al buio. Bologna diventava misteriosa e affascinante, era ancora una piccola, straordinaria città medievale».

 

Anni dopo, nel 1955, Roversi, Leonetti e Pasolini fonderanno Officina,la rivista che in quattro anni diventa laboratorio di idee e proposte, punto di riferimento per giovani scrittori e intellettuali, tra cui Calvino, Gadda, Moravia, Penna, Sanguineti, Sciascia.

 

Roberto Roversi nasce a Bologna nel 1923, si laurea in Filosofia nel ’46, e due anni dopo, inizia il mestieri che non abbandonerà mai, quello di libraio antiquario. In mezzo la poesia, i romanzi, il teatro, le riviste in ciclostile, l’impegno politico e le canzoni scritte per Lucio Dalla e gli Stadio.

 

Dal ’42 pubblica le prime raccolte in versi (Poesie, Poesie per l’amatore di stampe, Il margine bianco per la città). Nel ’62 esce Dopo Campoformio, in un’edizione curata per la Feltrinelli da Giorgio Bassani. E poi ancora: Le descrizioni in atto, Trenta poesie di Ulisse dentro al cavallo di legno, L’Italia sepolta sotto la neve.

 

Tra gli anni ’60 e ’70 scrive tre pièces teatrali, (oggi pubblicate dalla casa editrice Pendragon): Unterdenlinden, Il crack,rappresentati al Piccolo di Milano tra il ’67 e il ’69, e La macchina da guerra più formidabile (la definizione che De Sanctis dà dell’Enciclopedie di Diderot). Sono di quegli anni anche i tre romanzi: Caccia all’uomo (Mondadori), Registrazione di eventi (Rizzoli), I diecimila cavalli (Editori Riuniti). Nel ’98 viene rappresentata in piazza Santo Stefano, a Bologna, un’altra pièce, Enzo Re.

 

Per Lucio Dalla scrive trenta testi per tre album: Il giorno aveva cinque teste, Anidride solforosa, Automobili, che contiene la canzone “Nuvolari”.

 

Dopo i quattro anni di Officina, continua da solo a pubblicare riviste in ciclostile. È editore di Rendiconti, La Tartara degli influssi, Le Porte. Di quell’esperienza ricorda: «Rendiconti durò 17 anni di fila. L’epoca del ciclostile adesso è passata, però la mia macchina è ancora qui: ha lavorato come una matta. È sempre stata lucidata e spolverata. Ma a un certo punto si deve dire basta, come per i cavalli da corsa. Adesso il cavallo è nella scuderia». La scuderia è la libreria antiquaria Palmaverde di via De’ Poeti, aperta nel ’48. Negli ultimi anni Roberto Roversi ha ancora pubblicato da sé piccoli periodici «usando il computer». L’ultimo è Il giuoco d’assalto (antico gioco bolognese del ’700, in cui due giocatori debbono “mangiarsi” vicendevolmente), in collaborazione con Salvatore Jemma.

 

(alla digitalizzazione di questa intervista hanno collaborato Laura Calconi e Matilde Addario Solieri)

Informazioni aggiuntive

  • Autore: Angela Manganaro
  • Tipologia di testo: intervista
  • Testata: La Stefani, settimanale di inchieste e servizi di Bologna
  • Anno di pubblicazione: numero 18, mercoledì 11 maggio 2005
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