Girotondo
GIROTONDO
Opera in due atti
Libretto di Roberto Roversi
Liberamente ispirato a Reigen di Arthur Schnitzler
Musica di Fabio Vacchi
45° Maggio Musicale Fiorentino, Teatro della Pergola, Firenze, 16 giugno 1982
Pubblicato per gentile concessione della Casa Ricordi – Milano
Il libretto di Roberto Roversi per l’opera Girotondo di Fabio Vacchi è liberamente ispirato al dramma Reigen di Arthur Schnitzler pubblicato dalla Casa Editrice S. Fischer Verlag.
Personaggi
Prostituta/
Cameriera/
Attrice Soprano di coloratura
Giovane signora Mezzosoprano
Donna galante Contralto
Giovane signore/
Poeta Tenore
Soldato/Conte Baritono
Marito Baritono
Bambino Voce bianca
ATTO PRIMO
1. La prostituta e il soldato
Il ponte di Augarten. È sera tardi. Il soldato arriva fischiettando, diretto in caserma.
PROSTITUTA Ehi, tu, tu, ehi
tu, resta un
poco
poco, un
poco con me.
Resta. Con me.
Resta un poco con me.
SOLDATO Va via, via, via. Non vedi
che soldi non ne ho.
Non… ho… soldi.
Soldi
soldi non ne ho.
Guarda le
mani
le mie mani.
Guarda
le mie tasche
Soldi non… io
soldi non ne ho.
PROSTITUTA Ti cerco soldi?
SOLDATO Lasciami in pace.
PROSTITUTA Tu, tu, ehi, tu
aspetta…
Ti ho chiesto soldi?
I soldi non li voglio.
Non li voglio i soldi.
I tuoi soldi non li voglio, io.
SOLDATO
E PROSTITUTA
insieme Allora andiamo, andiamo,
andiamo pure.
SOLDATO Andiamo pure
ma i soldi non li ho.
PROSTITUTA Ti ho chiesto soldi?
Ti ho chiesto soldi, io?
SOLDATO Se non vuoi soldi
allora andiamo, andiamo,
andiamo, andiamo pure.
PROSTITUTA Non voglio soldi.
SOLDATO Allora andiamo, andiamo
verso il fiume.
PROSTITUTA Il bel Danubio.
SOLDATO Il bel Danubio blu.
PROSTITUTA Ma non ti cerco soldi.
SOLDATO Allora dammi un bacio.
PROSTITUTA Hai tanta fretta?
SOLDATO Ho fretta.
PROSTITUTA Io non ti cerco soldi.
SOLDATO I soldi non li ho.
Baciami un poco.
PROSTITUTA Hai così fretta?
SOLDATO Lasciati baciare.
Alle dieci precise devo ritornare
in caserma.
PROSTITUTA Pensiero non darti
animuccia mia.
Dai, sdraiati e non dire niente.
Ma sta attento, cuorcontento,
che il fiume non ti porti via.
Se tu ci caschi dentro
nessun ti tira su e così sia.
Stringimi forte:
il piacere arriva prima della morte.
I due giovani fanno l’amore. Poi:
PROSTITUTA Fa male sdraiarsi sulla guazza.
SOLDATO Scansati
che devo andare via.
PROSTITUTA Sempre la fretta…
SOLDATO La fretta… la fretta… la fretta.
Quanta fretta ho io.
Perdio, è molto tardi ormai.
PROSTITUTA E allora corri.
Corri in caserma, corri
corri via.
Ma dimmi almeno il nome.
Io mi chiamo Leocadia.
SOLDATO Leo… cadia
Cadia… lò
Dia… cadia…
Che nome strano…
Leocadia.…
Un nome che non ho mai sentito.
2. La cameriera e il giovane signore
CAMERIERA Il signorino ha suonato?
Nessuna risposta: La cameriera torna a ripetere.
Il signorino ha suonato?
GIOVANE SIGNORE Il dottore è arrivato?
CAMERIERA Non è venuto nessuno.
GIOVANE SIGNORE Non è venuto il dottore?
CAMERIERA Non è venuto nessuno.
GIOVANE SIGNORE Un dottore grasso
con la barba nera?
Un signore nero
con la barba grossa?
CAMERIERA Nessuno è venuto.
GIOVANE SIGNORE Allora venga qua signorina Marie
senza gridare aiuto.
Me la stringo sul cuore…
La cameriera si avvicina un poco.
Ancora più vicino…
Così…
Il giovane signore l’afferra e la stringe.
CAMERIERA
emozionata Come mi stringe forte…
Com’è calda
la sua mano.
GIOVANE SIGNORE Quante volte, Marie,
l’ho vista da vicino.
Quando era notte
e lei dormiva profondo
entravo nella sua stanza
e ho visto questo e quello…
l’ho visto da vicino
quando era notte alta
e lei dormiva profondo…
quante volte Marie
bastava molto poco
entravo nella sua stanza
e ho visto da vicino
ho visto questo e quello
quando era notte alta…
quante volte Marie
lei dormiva profondo
lentamente i capelli
lentamente sul collo…
quante volte Marie
e lei dormiva profondo.
Fanno l’amore, poi:
CAMERIERA Lo dovevo sapere
che un signorino è
meglio
meglio
è molto meglio di un soldato.
Bisogna sempre afferrare
un’ora buona
un momento fortunato.
Non lasciarsi scappare
un signorino innamorato.
Mai lasciarsi scappare
un giorno come questo
un giorno fortunato.
Io non lo lascio passare.
Io so afferrare il tempo.
L’amore comincia
comincia comincia sempre così.
L’amore è un momento.
Poi l’amore finì.
GIOVANE SIGNORE Il dottore è venuto
signorina Marie?
CAMERIERA Ormai non viene più…
Il signorino ha suonato?
GIOVANE SIGNORE Il dottore è venuto?
CAMERIERA Adesso vado a vedere
se il dottore è arrivato.
Trapestìo di passi. Il giovane signore balza in piedi proprio quando entra nella stanza la giovane signora.
3. Il giovane signore e la giovane signora
Il soldato e la cameriera
Il giovane signore va verso la giovane signora, le prende la mano sinistra, bacia il guanto, parla con voce sommessa.
GIOVANE SIGNORE
E SOLDATO La ringrazio
la ringrazio
la ringrazio
GIOVANE SIGNORA
E CAMERIERA Le do solo cinque minuti.
Il giovane signore cerca di toglierle il velo.
GIOVANE SIGNORE Allora il velo…
GIOVANE SIGNORA Le posso dare
solo cinque minuti.
GIOVANE SIGNORE E allora togliamo la pelliccia
e via lo spillone
via il cappello.
Il soldato, da una parte, lo sta mimando.
SOLDATO Via lo spillone
via il cappello
e via i due veli
via la pelliccia
via la pelliccia
signorina Marie.
La cameriera da una parte sta miniando la giovane signora.
GIOVANE SIGNORA
al giovane signore
E CAMERIERA Ho solo cinque minuti
cinque soltanto.
Il soldato, continuando nel gioco, afferra la mano sinistra della
cameriera.
SOLDATO Se vi togliete il guanto
io vi bacio la mano
signorina Marie.
GIOVANE SIGNORA Cinque minuti soltanto.
Il giovane signore l’abbraccia e le copre il viso di baci ardenti.
CAMERIERA Cinque minuti, cinque
minuti cinque soltanto.
Le do solo cinque minuti…
SOLDATO se vi togliete il guanto
io vi bacio la mano
e non soltanto la mano
signorina Marie.
Il giovane signore la trascina sul divano, le siede vicino.
GIOVANE SIGNORE La vita è così vuota
così futile.
Ma è utile riflettere
e io ho riflettuto molto.
E so che lei è infelice.
La vita è così futile
la vita è cosi breve
così vuota è la vita.
Ma c’è un momento però
di gioia piena…
quando uno è amato
quando si trova
qualcuno da amare.
Una creatura sovrana.
Contemporaneamente al canto del giovane signore, il soldato modula una sua canzone a ricalco, in modo ironico e per divertimento della cameriera.
SOLDATO La vita militare è così piena,
così utile.
Ma è pericoloso riflettere
e io ho riflettuto poco
perché mi fa infelice.
È troppo lunga la vita militare.
Questa vita è così
orribilmente
lunga.
Ma c’è un momento però…
di gioia piena…
quando sull’altalena
vedo le gambe
della signorina Marie.
E anche la sua sottana.
Soldato e cameriera si abbracciano e scompaiono dietro un divano.
La giovane signora porge le labbra al giovane signore.
Il giovane signore la bacia e l’abbraccia con passione.
La giovane signora afferra le mani del giovane signore
che scivolano sotto i veli e si smarriscono.
GIOVANE SIGNORA Ho detto cinque minuti
cinque minuti soltanto…
Posso cinque minuti.
La cameriera e il soldato si rialzano in piedi da dietro il divano.
La cameriera con ironia sorridente al soldato:
CAMERIERA È questa la tua promessa?
Cinque minuti soltanto…
Posso cinque minuti…
La giovane signora è ormai abbandonata fra le braccia del giovane signore.
GIOVANE SIGNORA
E CAMERIERA È questa la tua promessa?
Ho detto cinque minuti
soltanto cinque minuti…
Il giovane signore e la giovane signora scompaiono dietro le cortine del letto.
SOLDATO Signorina Marie
l’amore finisce qui.
Il soldato e la cameriera escono dalla camera.
4. La giovane signora e il marito
Una comoda stanza da letto. Sono le undici e mezzo di sera. La moglie, a letto, legge; il marito entra in camera in vestaglia.
GIOVANE SIGNORA
senza alzare gli occhi Non lavori più?
MARITO Sono troppo stanco.
GIOVANE SIGNORA Cosa c’è ancora?
MARITO Ho desiderio di te.
Il marito siede sul letto accanto a lei. La giovane signora tira il cordone del campanello.
GIOVANE SIGNORA Hai desiderio di me?
MARITO Ho desiderio di te.
GIOVANE SIGNORA Non lavori più?
MARITO Sono troppo stanco.
GIOVANE SIGNORA Cosa c’è ancora?
MARITO Ho desiderio di te.
GIOVANE SIGNORA Me lo hai quasi
oh tu luna nel ciel
luna che fai
quasi fatto
dimenticare
oh luna tu nel ciel
mai e poi mai
lassù nel cielo
luna tu
tramonterai.
Il marito si è infilato nel letto.
MARITO Vieni qui
dai, posa
la testa sulla
mia
spalla.
Il matrimonio è
qualcosa
di molto misterioso
fragile pericoloso
e tormentoso. Dai,
che già lo sai cos’è.
E allora posa
la testa sulla spalla,
mia
sposa.
GIOVANE SIGNORA
languida e maliziosa Hai provato anche tu
è vero
una volta almeno
a fare l’amore a pagamento?
MARITO È stato un momento
di lucida pazzia.
GIOVANE SIGNORA Chi era? Dai,
dimmi chi era,
dai, la conosco?
Con chi sei stato?
Dunque anche tu
ci hai provato?
MARITO È un ricordo passato,
il più ingrato.
GIOVANE SIGNORA Dai, dimmi chi era…
io la conosco?
MARITO È una storia passata.
GIOVANE SIGNORA Karl!!
MARITO Mi sento sicuro
Fra le tue braccia.
Sei tanto bella.
Vieni, ti
prego
fra le mie braccia.
Spegne la luce. Fanno l’amore.
GIOVANE SIGNORA Sai cosa mi ricorda
oggi, amore, l’amore?
Venezia mi ricorda!
MARITO La prima notte
oggi, quest’ora
a Venezia.
Il marito sbadiglia. Si volta su un fianco ed è subito addormentato.
GIOVANE SIGNORA Vertigine? Io non l’ho sognato
che le donne
si vendono
anche se sposate.
Entra la cameriera.
GIOVANE SIGNORA Se solo potessero
vedersi
col pensiero
il peccato sarebbe
più leggero.
Più leggero.
CAMERIERA Non è venuto
nessuno.
Ancora nessuno è venuto.
Non c’è
nessuno.
Oggi il dottore
il dottor Schüller
oggi il dottore
non è ancora venuto.
GIOVANE SIGNORA
rivolta al marito Sai cosa ricordo?
Mi ricordo Venezia.
Tesoro, Venezia Venezia.
Oggi ricordo Venezia.
Il marito continua a dormire. La cameriera esce.
5. Il marito e la donnina galante
Un salottino riservato da Riedhof, elegante, confortevole e di buon gusto. Il calore di una stufa accesa; sul tavolo i segni di un pranzo appena terminato. Il marito fuma, appoggiato a un braccio del divano; la donnina galante è seduta su una poltrona, lì vicino, e assapora la crema di una coppa.
MARITO Ti piace?
DONNINA GALANTE Oh!
MARITO Ne vuoi ancora?
DONNINA GALANTE No!
Il marito si alza, va dietro la poltrona e abbraccia la ragazza girando la testa di lei verso di sé.
MARITO Voglio un bacio.
DONNINA GALANTE
gli dà un bacio Toh!
MARITO Adesso dimmi…
DONNINA GALANTE Già!
MARITO Non intendevo…
DONNINA GALANTE Ah!
MARITO Voglio sapere…
DONNINA GALANTE Sì?
MARITO Voglio sapere se
altri uomini
in passato
ti hanno baciato.
DONNINA GALANTE Tu
lo sai che baciare
non è peccato.
MARITO Altri uomini
ti hanno baciato?
DONNINA GALANTE Cento cento cento
cento e forse più
cento in una sola giornata.
MARITO Sei mai stata invitata
in una
saletta
riservata?
Dì!
DONNINA GALANTE Sì!
fa per andarsene
MARITO Perché ti vuoi allontanare?
DONNINA GALANTE Devo tornare
a casa.
MARITO Prima di andare
bevi, bambina mia,
l’ultimo bicchiere.
E lasciati baciare
una volta ancora.
Per piacere.
Tu mi fai ricordare
qualcuno.
DONNINA GALANTE Chi?
MARITO Nessuno in particolare.
DONNINA GALANTE Mi gira tutto intorno.
Nel vino c’era qualcosa?
Karl, dimmi la verità…
Cosa c’era nel vino?
Non sei il primo a invitarmi
in un salottino
riservato.
Il vino era forse drogato?
E dimmi un’altra cosa…
cosa pensi di me?
Al cuore non si comanda
e io mi sento
un poco innamorare
di te.
La donnina galante, un poco esausta per il vino, si è distesa sul divano con gli occhi chiusi. Sembra abbandonata.
DONNINA GALANTE Dimmi la verità …
Cosa c’era nel vino?
MARITO Un po’ di rosa e un po’ di rosmarino.
DONNINA GALANTE Tu, tu sei sposato?
MARITO Come hai fatto a saperlo?
DONNINA GALANTE Così, l’ho pensato.
MARITO Parliamo seriamente.
Io voglio rivederti…
vederti di frequente.
DONNINA GALANTE Davvero?
Ma sei sincero?
MARITO Possiamo organizzarci
se vorrai bene
soltanto a me.
Dì, sei d’accordo?
DONNINA GALANTE Si sì…
Sei pronto??
Il marito si alza, apre la porta, chiama.
MARITO Cameriere, il conto!
ATTO SECONDO
6. La donnina galante e il poeta
Una cameretta arredata con confortevole buon gusto. Tendine rosse. La donnina galante e il poeta entrano insieme.
Il poeta chiude la porta, le toglie lo spillone al cappello e lo depone da una parte; la costringe a sedersi poi si avvicina al piano, siede, sfoglia uno spartito, si rialza, ritorna accanto a lei e le accarezza i capelli.
POETA Sei bella
sei la bellezza
forse addirittura
sei la natura
sei la santa
semplicità.
Non conosci il mio nome…
ah, è divino
angelo mio…
io sono un poeta
e mi ameresti
anche se fossi
un semplice commesso
di merceria.
Anima mia
ami soltanto me.
Io mi chiamo Biebìtz
il grande Biebìtz.
E tu non mi conosci
non conosci il mio nome.
Cosa è mai la gloria…
Oh, dimentica il nome
che ho appena pronunciato…
ho soltanto scherzato.
La donnina galante è completamente nuda e lo invita. Fanno l’amore.
7. Il poeta e l’attrice
La scena è buia.
POETA Oh!…
ATTRICE Che c’è?
POETA La luce…
ATTRICE Libertino…
dove mi ha portato,
seduttore!
POETA Me l’hai detto tu
che volevi andare
in campagna.
ATTRICE Un luogo delizioso
e qui potresti scrivere un poema.
Io ci ho vissuto per anni.
POETA Con chi?
dimmi con chi!
ATTRICE Con Fritz, naturalmente.
POETA Me l’hai già raccontato.
ATTRICE Vado via subito
se ti ho seccato.
POETA Amore, sta
qua.
Tu non sai quello
che rappresenti per me.
Sei tutto il mondo…
Amore, resta qua.
Tu sei la santa
semplicità.
Voglio un bacio.
ATTRICE Adesso devo andare.
POETA Quando potrai tornare?
ATTRICE Fra dieci
dieci minuti.
POETA La sera perfida anela
a un cielo ricoperto
da uccelli inermi
circondati dal fumo delle nuvole.
Nelle case
tre uomini colpiscono un’ombra
e la città si spaventa.
Poi si addormenta
per dimenticare.
A Venezia un bambino
nato in bottiglia
ruba una gondola
e voga fino a scomparire.
D’improvviso c’è un bosco
e il mondo sembra morire.
Qua la favola
finisce.
ATTRICE A guardar
dalla finestra
nella strada
la mia testa cade.
E se guardo
su nel cielo
dall’ultimo piano
è uno spasimo continuo perché
non distinguo niente e mi perdo
in quel vuoto profondo
che è
il cielo del mondo.
Non
posso
più
guardare.
Più.
E se parlo
mi volto perché
la mia voce mi fa sussultare.
Precipitevole.
Non so dove stare.
Aspettare mi fa male.
Aspettare lui per ore
e poi sentire che sale
le scale
ma quando la mia voglia di guardare
e di parlare
è già sparita.
Ah, la vita è proprio un girotondo
ti porta qua e là, su e giù, là e qua
sulle spalle
vecchie
del mondo.
O ti morde le dita.
O ti morde le dita.
O ti morde le dita.
Poi l’attrice piomba sul letto.
8. L’attrice e il conte
La stanza da letto dell’attrice, lussuosamente arredata.
L’attrice è distesa nel suo letto a baldacchino. Entra il conte in uniforme da capitano dei dragoni; si ferma sulla soglia.
ATTRICE Venga pure avanti, caro conte.
CONTE Le bacio le mani
ATTRICE Se vuole può sedere.
CONTE La signora madre mi ha detto
che la signorina
non si sente bene.
ATTRICE Sono stata
sul punto
di morire.
CONTE Sul punto di morire…
di morire…
sul punto di
morire…
Eppure ieri sera
ha recitato
come una dea.
Trionfo colossale.
ATTRICE È stato davvero
un trionfo.
CONTE Colossale…
Un colossale trionfo.
ATTRICE E CONTE Un vero trionfo.
ATTRICE Un grande trionfo…
e grazie
per i bellissimi
fiori.
CONTE
le bacia la mano E poteva morire.
L’attrice prende improvvisamente la mano di lui e la bacia.
ATTRICE Almeno
si tolga la spada.
Prego, la spada.
Il conte si sgancia la sciabola e l’appoggia al letto.
CONTE Quanto ho perduto
vedendola recitare
soltanto
ieri
sera
per
la
prima
volta.
Soltanto ieri.
ATTRICE E allora dammi un bacio.
Il conte la bacia e lei lo trattiene.
Ah, se non ti avessi mai
guardato!
Chiedimi quel che vuoi.
CONTE A dir la verità
trovo che di mattina
l’amore è orribile.
ATTRICE
afferrandolo
con trasporto Dio, che tesoro!
Trovi?
Dammi un altro bacio.
È sera, è notte,
chiudi pure gli occhi
spegni la luce.
Vieni, vieni qua.
Il conte non si difende più né risponde. Fanno l’amore. Poi:
ATTRICE Sei un piccolo demonio.
O sei un angelo.
Ti dico che non voglio
più rivederti.
Per me
sei troppo
pericoloso.
Ma ricorda pure
che sono stata tua
un momento fa.
Dammi un altro bacio
mio piccolo filosofo
seduttore
tesoro
marmottino
bambino rubacuori…
Dopo averlo baciato un paio di volte ardentemente lo allontana da sé con forza.
E adesso addio, signor contino.
Il conte si riveste ed esce dopo un galante baciamano.
Entra la donnina galante.
DONNINA GALANTE Naviga la luce
di una nuvola
la nuvola incandescente…
tutta la gente sente e risente che
c’è
in qualche parte del mondo
una ragazza con la faccia dipinta
che stacca
dal suo cuore
un’ombra e la getta via.
ATTRICE Prima che tutto sia finito
si può godere
la canzone che dice
«cuore mio lasciami sognare
perché la morte mi ha sorriso
stamattina».
Il dottor Schüller
oggi non è venuto?
L’attrice si allontana mentre si spalanca una porta ed entrano, un po’ curiosi e un po’ dubbiosi, il soldato, il poeta, il marito e la giovane signora.
9. Giovane signora, marito, prostituta, soldato, donnina galante, poeta e bambino
Tutti si muovono, parlano, camminano, si abbracciano.
GIOVANE SIGNORA
al marito Non lavori più?
MARITO Sono troppo stanco.
GIOVANE SIGNORA Cosa c’è ancora?
MARITO Ho desiderio di te.
Resta con me.
GIOVANE SIGNORA Con te non ci voglio restare.
Il marito tenta inutilmente di baciarla.
DONNINA GALANTE
rivolta al poeta È stato bello
come l’ultima volta.
Ma tu sei un poeta
e forse l’hai già dimenticato.
POETA Anima mia
non sono un soldato, ma un poeta
e conservo tutto in cuore…
non l’ho scordato, no
anche l’altro giorno d’amore.
Mentre la prostituta guarda fuori dalla finestra il soldato le si rivolge.
SOLDATO Ho i soldi.
Oggi ho molti soldi tanti soldi.
Ho i soldi io.
Non farmi sospirare.
PROSTITUTA E io cerco soldi.
Ho bisogno dei soldi, io.
SOLDATO Ti voglio dare soldi.
Oggi ho molti soldi io.
Il poeta, intanto, pure abbracciato stretto stretto alla donnina galante, sembra cantare e parlare quasi solo per sé.
POETA Il giorno è giorno
io faccio ritorno
dopo una notte
senza avventura.
Senza troppa avventura.
Mi guarderò allo specchio
perché sarò più vecchio
di un giorno
e avrò paura.
contemporaneamente
MARITO L’ho baciata sugli occhi
ma non soltanto sugli occhi.
Come sono sciocchi
i giorni della vita
specie quando un’avventura
appena cominciata
è già finita.
DONNINA GALANTE Una volta anch’io ero giovane e
bella.
accenna al soldato
Anche lui
una volta era un ragazzo ardito
ma ora non muoverebbe un dito
per chi è caduto.
Da borghese raccoglie olive nere
nel suo podere
ma il fiume che bagna la pianura
gli fa paura.
contemporaneamente alla donnina galante
GIOVANE SIGNORA Ma che noia questa città!
Nulla puoi chiedere
che subito dà.
E per vivere
bisogna aspettare aspettare tempesta
che ripulisce il cuore.
Si odono tre colpi; tutti rimangono immobili, attoniti, per un istante. Compare, come per magia, il BAMBINO.
TUTTI Il dottor Schüller
è finalmente arrivato.
Finalmente è venuto.
più volte
BAMBINO Ho l’arco
le frecce
non ho le punte avvelenate.
Ho pane
il frutto
non ho il sale che mi aiuta.
L’arco è un frutto
le frecce sono pane
il sale è avvelenato.
Posso colpire col sale
volare col frutto
ferire col pane.
Qualcuno mi chiama, chiama,
chiama, mi chi-am-a.
Gli uomini riposano.
Fra la polvere della strada
non c’è l’ombra di un cane.
Voci lontane, solo voci lontane,
voci adirate
e campane isolate, campane, campane isolate
e una vela piegata sul mare molto
verde.
Si perde
la lama del sole
dentro l’occhio
di un uomo disteso sul campo.
Lo brucia come un vulcano.
Io butto sull’acqua
lontano
la palla.
(Alla digitalizzazione del testo hanno collaborato S. Gardi e G. Vaccari)
Informazioni aggiuntive
- Tipologia di testo: testi teatrali
- Editore: Teatro Comunale di Firenze
- Anno di pubblicazione: 1982