Girotondo

GIROTONDO

 

Opera in due atti

Libretto di Roberto Roversi

Liberamente ispirato a Reigen di Arthur Schnitzler

Musica di Fabio Vacchi

 

 

45° Maggio Musicale Fiorentino, Teatro della Pergola, Firenze, 16 giugno 1982

 

 

Pubblicato per gentile concessione della Casa Ricordi – Milano

 

Il libretto di Roberto Roversi per l’opera Girotondo di Fabio Vacchi è liberamente ispirato al dramma Reigen di Arthur Schnitzler pubblicato dalla Casa Editrice S. Fischer Verlag.

 

 

Personaggi

 

Prostituta/

Cameriera/

Attrice Soprano di coloratura

Giovane signora Mezzosoprano

Donna galante Contralto

Giovane signore/

Poeta Tenore

Soldato/Conte Baritono

Marito Baritono

Bambino Voce bianca

 

 

ATTO PRIMO

 

 

1. La prostituta e il soldato

 

Il ponte di Augarten. È sera tardi. Il soldato arriva fischiettando, diretto in caserma.

 

PROSTITUTA Ehi, tu, tu, ehi

tu, resta un

poco

poco, un

poco con me.

Resta. Con me.

Resta un poco con me.

 

SOLDATO Va via, via, via. Non vedi

che soldi non ne ho.

Non… ho… soldi.

Soldi

soldi non ne ho.

Guarda le

mani

le mie mani.

Guarda

le mie tasche

Soldi non… io

soldi non ne ho.

 

PROSTITUTA Ti cerco soldi?

 

SOLDATO Lasciami in pace.

 

PROSTITUTA Tu, tu, ehi, tu

aspetta…

Ti ho chiesto soldi?

I soldi non li voglio.

Non li voglio i soldi.

I tuoi soldi non li voglio, io.

 

SOLDATO

E PROSTITUTA

insieme Allora andiamo, andiamo,

andiamo pure.

 

SOLDATO Andiamo pure

ma i soldi non li ho.

 

PROSTITUTA Ti ho chiesto soldi?

Ti ho chiesto soldi, io?

 

SOLDATO Se non vuoi soldi

allora andiamo, andiamo,

andiamo, andiamo pure.

 

PROSTITUTA Non voglio soldi.

 

SOLDATO Allora andiamo, andiamo

verso il fiume.

 

PROSTITUTA Il bel Danubio.

 

SOLDATO Il bel Danubio blu.

 

PROSTITUTA Ma non ti cerco soldi.

 

SOLDATO Allora dammi un bacio.

 

PROSTITUTA Hai tanta fretta?

 

SOLDATO Ho fretta.

 

PROSTITUTA Io non ti cerco soldi.

 

SOLDATO I soldi non li ho.

Baciami un poco.

 

PROSTITUTA Hai così fretta?

 

SOLDATO Lasciati baciare.

Alle dieci precise devo ritornare

in caserma.

 

PROSTITUTA Pensiero non darti

animuccia mia.

Dai, sdraiati e non dire niente.

Ma sta attento, cuorcontento,

che il fiume non ti porti via.

Se tu ci caschi dentro

nessun ti tira su e così sia.

Stringimi forte:

il piacere arriva prima della morte.

 

I due giovani fanno l’amore. Poi:

 

PROSTITUTA Fa male sdraiarsi sulla guazza.

 

SOLDATO Scansati

che devo andare via.

 

PROSTITUTA Sempre la fretta…

 

SOLDATO La fretta… la fretta… la fretta.

Quanta fretta ho io.

Perdio, è molto tardi ormai.

 

PROSTITUTA E allora corri.

Corri in caserma, corri

corri via.

Ma dimmi almeno il nome.

Io mi chiamo Leocadia.

 

SOLDATO Leo… cadia

Cadia… lò

Dia… cadia…

Che nome strano…

Leocadia.…

Un nome che non ho mai sentito.

 

 

2. La cameriera e il giovane signore

 

CAMERIERA Il signorino ha suonato?

 

Nessuna risposta: La cameriera torna a ripetere.

 

Il signorino ha suonato?

 

GIOVANE SIGNORE Il dottore è arrivato?

 

CAMERIERA Non è venuto nessuno.

 

GIOVANE SIGNORE Non è venuto il dottore?

 

CAMERIERA Non è venuto nessuno.

 

GIOVANE SIGNORE Un dottore grasso

con la barba nera?

Un signore nero

con la barba grossa?

 

CAMERIERA Nessuno è venuto.

 

GIOVANE SIGNORE Allora venga qua signorina Marie

senza gridare aiuto.

Me la stringo sul cuore…

 

La cameriera si avvicina un poco.

 

Ancora più vicino…

Così…

Il giovane signore l’afferra e la stringe.

 

CAMERIERA

emozionata Come mi stringe forte…

Com’è calda

la sua mano.

 

GIOVANE SIGNORE Quante volte, Marie,

l’ho vista da vicino.

Quando era notte

e lei dormiva profondo

entravo nella sua stanza

e ho visto questo e quello…

l’ho visto da vicino

quando era notte alta

e lei dormiva profondo…

quante volte Marie

bastava molto poco

entravo nella sua stanza

e ho visto da vicino

ho visto questo e quello

quando era notte alta…

quante volte Marie

lei dormiva profondo

lentamente i capelli

lentamente sul collo…

quante volte Marie

e lei dormiva profondo.

 

Fanno l’amore, poi:

 

CAMERIERA Lo dovevo sapere

che un signorino è

meglio

meglio

è molto meglio di un soldato.

Bisogna sempre afferrare

un’ora buona

un momento fortunato.

Non lasciarsi scappare

un signorino innamorato.

Mai lasciarsi scappare

un giorno come questo

un giorno fortunato.

Io non lo lascio passare.

Io so afferrare il tempo.

L’amore comincia

comincia comincia sempre così.

L’amore è un momento.

Poi l’amore finì.

 

GIOVANE SIGNORE Il dottore è venuto

signorina Marie?

 

CAMERIERA Ormai non viene più…

Il signorino ha suonato?

 

GIOVANE SIGNORE Il dottore è venuto?

 

CAMERIERA Adesso vado a vedere

se il dottore è arrivato.

 

Trapestìo di passi. Il giovane signore balza in piedi proprio quando entra nella stanza la giovane signora.

 

 

3. Il giovane signore e la giovane signora

Il soldato e la cameriera

 

Il giovane signore va verso la giovane signora, le prende la mano sinistra, bacia il guanto, parla con voce sommessa.

 

GIOVANE SIGNORE

E SOLDATO La ringrazio

la ringrazio

la ringrazio

 

GIOVANE SIGNORA

E CAMERIERA Le do solo cinque minuti.

 

Il giovane signore cerca di toglierle il velo.

 

GIOVANE SIGNORE Allora il velo…

 

GIOVANE SIGNORA Le posso dare

solo cinque minuti.

 

GIOVANE SIGNORE E allora togliamo la pelliccia

e via lo spillone

via il cappello.

 

Il soldato, da una parte, lo sta mimando.

 

SOLDATO Via lo spillone

via il cappello

e via i due veli

via la pelliccia

via la pelliccia

signorina Marie.

 

La cameriera da una parte sta miniando la giovane signora.

 

GIOVANE SIGNORA

al giovane signore

E CAMERIERA Ho solo cinque minuti

cinque soltanto.

 

Il soldato, continuando nel gioco, afferra la mano sinistra della

cameriera.

 

SOLDATO Se vi togliete il guanto

io vi bacio la mano

signorina Marie.

 

GIOVANE SIGNORA Cinque minuti soltanto.

 

Il giovane signore l’abbraccia e le copre il viso di baci ardenti.

 

CAMERIERA Cinque minuti, cinque

minuti cinque soltanto.

Le do solo cinque minuti…

 

SOLDATO se vi togliete il guanto

io vi bacio la mano

e non soltanto la mano

signorina Marie.

 

Il giovane signore la trascina sul divano, le siede vicino.

 

GIOVANE SIGNORE La vita è così vuota

così futile.

Ma è utile riflettere

e io ho riflettuto molto.

E so che lei è infelice.

La vita è così futile

la vita è cosi breve

così vuota è la vita.

Ma c’è un momento però

di gioia piena…

quando uno è amato

quando si trova

qualcuno da amare.

Una creatura sovrana.

 

Contemporaneamente al canto del giovane signore, il soldato modula una sua canzone a ricalco, in modo ironico e per divertimento della cameriera.

 

SOLDATO La vita militare è così piena,

così utile.

Ma è pericoloso riflettere

e io ho riflettuto poco

perché mi fa infelice.

È troppo lunga la vita militare.

Questa vita è così

orribilmente

lunga.

Ma c’è un momento però…

di gioia piena…

quando sull’altalena

vedo le gambe

della signorina Marie.

E anche la sua sottana.

 

Soldato e cameriera si abbracciano e scompaiono dietro un divano.

 

La giovane signora porge le labbra al giovane signore.

Il giovane signore la bacia e l’abbraccia con passione.

La giovane signora afferra le mani del giovane signore

che scivolano sotto i veli e si smarriscono.

 

GIOVANE SIGNORA Ho detto cinque minuti

cinque minuti soltanto…

Posso cinque minuti.

 

La cameriera e il soldato si rialzano in piedi da dietro il divano.

La cameriera con ironia sorridente al soldato:

 

CAMERIERA È questa la tua promessa?

Cinque minuti soltanto…

Posso cinque minuti…

 

La giovane signora è ormai abbandonata fra le braccia del giovane signore.

 

GIOVANE SIGNORA

E CAMERIERA È questa la tua promessa?

Ho detto cinque minuti

soltanto cinque minuti…

 

Il giovane signore e la giovane signora scompaiono dietro le cortine del letto.

 

 

SOLDATO Signorina Marie

l’amore finisce qui.

 

Il soldato e la cameriera escono dalla camera.

 

 

4. La giovane signora e il marito

 

Una comoda stanza da letto. Sono le undici e mezzo di sera. La moglie, a letto, legge; il marito entra in camera in vestaglia.

 

GIOVANE SIGNORA

senza alzare gli occhi Non lavori più?

 

MARITO Sono troppo stanco.

 

GIOVANE SIGNORA Cosa c’è ancora?

 

MARITO Ho desiderio di te.

 

Il marito siede sul letto accanto a lei. La giovane signora tira il cordone del campanello.

 

GIOVANE SIGNORA Hai desiderio di me?

 

MARITO Ho desiderio di te.

 

GIOVANE SIGNORA Non lavori più?

 

MARITO Sono troppo stanco.

 

GIOVANE SIGNORA Cosa c’è ancora?

 

MARITO Ho desiderio di te.

 

GIOVANE SIGNORA Me lo hai quasi

oh tu luna nel ciel

luna che fai

 

quasi fatto

dimenticare

oh luna tu nel ciel

mai e poi mai

lassù nel cielo

luna tu

tramonterai.

 

Il marito si è infilato nel letto.

 

MARITO Vieni qui

dai, posa

la testa sulla

mia

spalla.

Il matrimonio è

qualcosa

di molto misterioso

fragile pericoloso

e tormentoso. Dai,

che già lo sai cos’è.

E allora posa

la testa sulla spalla,

mia

sposa.

 

GIOVANE SIGNORA

languida e maliziosa Hai provato anche tu

è vero

una volta almeno

a fare l’amore a pagamento?

 

MARITO È stato un momento

di lucida pazzia.

 

GIOVANE SIGNORA Chi era? Dai,

dimmi chi era,

dai, la conosco?

Con chi sei stato?

Dunque anche tu

ci hai provato?

 

MARITO È un ricordo passato,

il più ingrato.

 

GIOVANE SIGNORA Dai, dimmi chi era…

io la conosco?

 

MARITO È una storia passata.

 

GIOVANE SIGNORA Karl!!

 

MARITO Mi sento sicuro

Fra le tue braccia.

Sei tanto bella.

Vieni, ti

prego

fra le mie braccia.

 

Spegne la luce. Fanno l’amore.

 

GIOVANE SIGNORA Sai cosa mi ricorda

oggi, amore, l’amore?

Venezia mi ricorda!

 

MARITO La prima notte

oggi, quest’ora

a Venezia.

 

Il marito sbadiglia. Si volta su un fianco ed è subito addormentato.

 

GIOVANE SIGNORA Vertigine? Io non l’ho sognato

che le donne

si vendono

anche se sposate.

 

Entra la cameriera.

 

GIOVANE SIGNORA Se solo potessero

vedersi

col pensiero

il peccato sarebbe

più leggero.

Più leggero.

 

CAMERIERA Non è venuto

nessuno.

Ancora nessuno è venuto.

Non c’è

nessuno.

Oggi il dottore

il dottor Schüller

oggi il dottore

non è ancora venuto.

 

GIOVANE SIGNORA

rivolta al marito Sai cosa ricordo?

Mi ricordo Venezia.

Tesoro, Venezia Venezia.

Oggi ricordo Venezia.

 

Il marito continua a dormire. La cameriera esce.

 

 

5. Il marito e la donnina galante

 

Un salottino riservato da Riedhof, elegante, confortevole e di buon gusto. Il calore di una stufa accesa; sul tavolo i segni di un pranzo appena terminato. Il marito fuma, appoggiato a un braccio del divano; la donnina galante è seduta su una poltrona, lì vicino, e assapora la crema di una coppa.

 

MARITO Ti piace?

 

DONNINA GALANTE Oh!

 

MARITO Ne vuoi ancora?

 

DONNINA GALANTE No!

 

Il marito si alza, va dietro la poltrona e abbraccia la ragazza girando la testa di lei verso di sé.

 

MARITO Voglio un bacio.

 

DONNINA GALANTE

gli dà un bacio Toh!

 

MARITO Adesso dimmi…

 

DONNINA GALANTE Già!

 

MARITO Non intendevo…

 

DONNINA GALANTE Ah!

 

MARITO Voglio sapere…

 

DONNINA GALANTE Sì?

 

MARITO Voglio sapere se

altri uomini

in passato

ti hanno baciato.

 

DONNINA GALANTE Tu

lo sai che baciare

non è peccato.

 

MARITO Altri uomini

ti hanno baciato?

 

DONNINA GALANTE Cento cento cento

cento e forse più

cento in una sola giornata.

 

MARITO Sei mai stata invitata

in una

saletta

riservata?

Dì!

 

DONNINA GALANTE Sì!

fa per andarsene

 

MARITO Perché ti vuoi allontanare?

 

DONNINA GALANTE Devo tornare

a casa.

 

MARITO Prima di andare

bevi, bambina mia,

l’ultimo bicchiere.

E lasciati baciare

una volta ancora.

Per piacere.

Tu mi fai ricordare

qualcuno.

 

DONNINA GALANTE Chi?

 

MARITO Nessuno in particolare.

 

DONNINA GALANTE Mi gira tutto intorno.

Nel vino c’era qualcosa?

Karl, dimmi la verità…

Cosa c’era nel vino?

Non sei il primo a invitarmi

in un salottino

riservato.

Il vino era forse drogato?

E dimmi un’altra cosa…

cosa pensi di me?

Al cuore non si comanda

e io mi sento

un poco innamorare

di te.

 

La donnina galante, un poco esausta per il vino, si è distesa sul divano con gli occhi chiusi. Sembra abbandonata.

 

DONNINA GALANTE Dimmi la verità …

Cosa c’era nel vino?

 

MARITO Un po’ di rosa e un po’ di rosmarino.

 

DONNINA GALANTE Tu, tu sei sposato?

 

MARITO Come hai fatto a saperlo?

 

DONNINA GALANTE Così, l’ho pensato.

 

MARITO Parliamo seriamente.

Io voglio rivederti…

vederti di frequente.

 

DONNINA GALANTE Davvero?

Ma sei sincero?

 

MARITO Possiamo organizzarci

se vorrai bene

soltanto a me.

Dì, sei d’accordo?

 

DONNINA GALANTE Si sì…

Sei pronto??

 

Il marito si alza, apre la porta, chiama.

 

MARITO Cameriere, il conto!

 

 

ATTO SECONDO

 

 

6. La donnina galante e il poeta

 

Una cameretta arredata con confortevole buon gusto. Tendine rosse. La donnina galante e il poeta entrano insieme.

Il poeta chiude la porta, le toglie lo spillone al cappello e lo depone da una parte; la costringe a sedersi poi si avvicina al piano, siede, sfoglia uno spartito, si rialza, ritorna accanto a lei e le accarezza i capelli.

 

POETA Sei bella

sei la bellezza

forse addirittura

sei la natura

sei la santa

semplicità.

Non conosci il mio nome…

ah, è divino

angelo mio…

io sono un poeta

e mi ameresti

anche se fossi

un semplice commesso

di merceria.

Anima mia

ami soltanto me.

Io mi chiamo Biebìtz

il grande Biebìtz.

E tu non mi conosci

non conosci il mio nome.

Cosa è mai la gloria…

Oh, dimentica il nome

che ho appena pronunciato…

ho soltanto scherzato.

 

La donnina galante è completamente nuda e lo invita. Fanno l’amore.

 

 

7. Il poeta e l’attrice

 

La scena è buia.

 

POETA Oh!…

 

ATTRICE Che c’è?

 

POETA La luce…

 

ATTRICE Libertino…

dove mi ha portato,

seduttore!

 

POETA Me l’hai detto tu

che volevi andare

in campagna.

 

ATTRICE Un luogo delizioso

e qui potresti scrivere un poema.

Io ci ho vissuto per anni.

 

POETA Con chi?

dimmi con chi!

ATTRICE Con Fritz, naturalmente.

 

POETA Me l’hai già raccontato.

 

ATTRICE Vado via subito

se ti ho seccato.

 

POETA Amore, sta

qua.

Tu non sai quello

che rappresenti per me.

Sei tutto il mondo…

Amore, resta qua.

Tu sei la santa

semplicità.

 

Voglio un bacio.

 

ATTRICE Adesso devo andare.

 

POETA Quando potrai tornare?

 

ATTRICE Fra dieci

dieci minuti.

 

POETA La sera perfida anela

a un cielo ricoperto

da uccelli inermi

circondati dal fumo delle nuvole.

Nelle case

tre uomini colpiscono un’ombra

e la città si spaventa.

Poi si addormenta

per dimenticare.

A Venezia un bambino

nato in bottiglia

ruba una gondola

e voga fino a scomparire.

D’improvviso c’è un bosco

e il mondo sembra morire.

Qua la favola

finisce.

 

ATTRICE A guardar

dalla finestra

nella strada

la mia testa cade.

E se guardo

su nel cielo

dall’ultimo piano

è uno spasimo continuo perché

non distinguo niente e mi perdo

in quel vuoto profondo

che è

il cielo del mondo.

Non

posso

più

guardare.

Più.

E se parlo

mi volto perché

la mia voce mi fa sussultare.

Precipitevole.

Non so dove stare.

Aspettare mi fa male.

Aspettare lui per ore

e poi sentire che sale

le scale

ma quando la mia voglia di guardare

e di parlare

è già sparita.

Ah, la vita è proprio un girotondo

ti porta qua e là, su e giù, là e qua

sulle spalle

vecchie

del mondo.

O ti morde le dita.

O ti morde le dita.

O ti morde le dita.

 

Poi l’attrice piomba sul letto.

 

 

8. L’attrice e il conte

 

La stanza da letto dell’attrice, lussuosamente arredata.

L’attrice è distesa nel suo letto a baldacchino. Entra il conte in uniforme da capitano dei dragoni; si ferma sulla soglia.

 

ATTRICE Venga pure avanti, caro conte.

 

CONTE Le bacio le mani

 

ATTRICE Se vuole può sedere.

 

CONTE La signora madre mi ha detto

che la signorina

non si sente bene.

 

ATTRICE Sono stata

sul punto

di morire.

 

CONTE Sul punto di morire…

di morire…

sul punto di

morire…

Eppure ieri sera

ha recitato

come una dea.

Trionfo colossale.

 

ATTRICE È stato davvero

un trionfo.

 

CONTE Colossale…

Un colossale trionfo.

 

ATTRICE E CONTE Un vero trionfo.

 

ATTRICE Un grande trionfo…

e grazie

per i bellissimi

fiori.

 

CONTE

le bacia la mano E poteva morire.

 

L’attrice prende improvvisamente la mano di lui e la bacia.

 

ATTRICE Almeno

si tolga la spada.

Prego, la spada.

 

Il conte si sgancia la sciabola e l’appoggia al letto.

 

CONTE Quanto ho perduto

vedendola recitare

soltanto

ieri

sera

per

la

prima

volta.

Soltanto ieri.

 

ATTRICE E allora dammi un bacio.

 

Il conte la bacia e lei lo trattiene.

 

Ah, se non ti avessi mai

guardato!

Chiedimi quel che vuoi.

 

CONTE A dir la verità

trovo che di mattina

l’amore è orribile.

 

ATTRICE

afferrandolo

con trasporto Dio, che tesoro!

Trovi?

Dammi un altro bacio.

È sera, è notte,

chiudi pure gli occhi

spegni la luce.

Vieni, vieni qua.

 

Il conte non si difende più né risponde. Fanno l’amore. Poi:

 

ATTRICE Sei un piccolo demonio.

O sei un angelo.

Ti dico che non voglio

più rivederti.

Per me

sei troppo

pericoloso.

Ma ricorda pure

che sono stata tua

un momento fa.

Dammi un altro bacio

mio piccolo filosofo

seduttore

tesoro

marmottino

bambino rubacuori…

 

Dopo averlo baciato un paio di volte ardentemente lo allontana da sé con forza.

 

E adesso addio, signor contino.

 

Il conte si riveste ed esce dopo un galante baciamano.

Entra la donnina galante.

 

DONNINA GALANTE Naviga la luce

di una nuvola

la nuvola incandescente…

tutta la gente sente e risente che

c’è

in qualche parte del mondo

una ragazza con la faccia dipinta

che stacca

dal suo cuore

un’ombra e la getta via.

 

ATTRICE Prima che tutto sia finito

si può godere

la canzone che dice

«cuore mio lasciami sognare

perché la morte mi ha sorriso

stamattina».

 

Il dottor Schüller

oggi non è venuto?

 

L’attrice si allontana mentre si spalanca una porta ed entrano, un po’ curiosi e un po’ dubbiosi, il soldato, il poeta, il marito e la giovane signora.

 

 

9. Giovane signora, marito, prostituta, soldato, donnina galante, poeta e bambino

 

Tutti si muovono, parlano, camminano, si abbracciano.

 

GIOVANE SIGNORA

al marito Non lavori più?

 

MARITO Sono troppo stanco.

 

GIOVANE SIGNORA Cosa c’è ancora?

 

MARITO Ho desiderio di te.

Resta con me.

 

GIOVANE SIGNORA Con te non ci voglio restare.

 

Il marito tenta inutilmente di baciarla.

 

DONNINA GALANTE

rivolta al poeta È stato bello

come l’ultima volta.

Ma tu sei un poeta

e forse l’hai già dimenticato.

 

POETA Anima mia

non sono un soldato, ma un poeta

e conservo tutto in cuore…

non l’ho scordato, no

anche l’altro giorno d’amore.

 

Mentre la prostituta guarda fuori dalla finestra il soldato le si rivolge.

 

SOLDATO Ho i soldi.

Oggi ho molti soldi tanti soldi.

Ho i soldi io.

Non farmi sospirare.

 

PROSTITUTA E io cerco soldi.

Ho bisogno dei soldi, io.

 

SOLDATO Ti voglio dare soldi.

Oggi ho molti soldi io.

 

Il poeta, intanto, pure abbracciato stretto stretto alla donnina galante, sembra cantare e parlare quasi solo per sé.

 

POETA Il giorno è giorno

io faccio ritorno

dopo una notte

senza avventura.

Senza troppa avventura.

Mi guarderò allo specchio

perché sarò più vecchio

di un giorno

e avrò paura.

 

contemporaneamente

 

MARITO L’ho baciata sugli occhi

ma non soltanto sugli occhi.

Come sono sciocchi

i giorni della vita

specie quando un’avventura

appena cominciata

è già finita.

 

DONNINA GALANTE Una volta anch’io ero giovane e

bella.

 

accenna al soldato

 

Anche lui

una volta era un ragazzo ardito

ma ora non muoverebbe un dito

per chi è caduto.

Da borghese raccoglie olive nere

nel suo podere

ma il fiume che bagna la pianura

gli fa paura.

 

contemporaneamente alla donnina galante

 

GIOVANE SIGNORA Ma che noia questa città!

Nulla puoi chiedere

che subito dà.

E per vivere

bisogna aspettare aspettare tempesta

che ripulisce il cuore.

 

Si odono tre colpi; tutti rimangono immobili, attoniti, per un istante. Compare, come per magia, il BAMBINO.

 

TUTTI Il dottor Schüller

è finalmente arrivato.

Finalmente è venuto.

più volte

 

BAMBINO Ho l’arco

le frecce

non ho le punte avvelenate.

Ho pane

il frutto

non ho il sale che mi aiuta.

L’arco è un frutto

le frecce sono pane

il sale è avvelenato.

Posso colpire col sale

volare col frutto

ferire col pane.

 

Qualcuno mi chiama, chiama,

chiama, mi chi-am-a.

 

Gli uomini riposano.

 

Fra la polvere della strada

non c’è l’ombra di un cane.

Voci lontane, solo voci lontane,

voci adirate

e campane isolate, campane, campane isolate

e una vela piegata sul mare molto

verde.

Si perde

la lama del sole

dentro l’occhio

di un uomo disteso sul campo.

Lo brucia come un vulcano.

Io butto sull’acqua

lontano

la palla.

 

 

 

(Alla digitalizzazione del testo hanno collaborato S. Gardi e G. Vaccari)

 

 

 

Informazioni aggiuntive

  • Tipologia di testo: testi teatrali
  • Editore: Teatro Comunale di Firenze
  • Anno di pubblicazione: 1982
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