Una specie da salvare

Per esempio: giovedì 18 gennaio 1996, a pagina 18 del quotidiano “La Stampa” con titolo a tre colonne e un testo a mezza pagina, è stato pubblicato un articolo a firma Bruno Ventavoli con il titolo “Libreria, chi comanda il mondo delle vetrine. Tariffe di migliaia di dollari per stare un mese nelle zone chiave dei megascaffali”. Posso stralciare un brano iniziale? “Hawthorne o Eco non sono scarpe da tennis. C’è una punta di malinconica polemica nel servizio della giornalista Mary B.W. Tabor del «New York Times» su vita, stile e affari delle grandi librerie americane. Le vetrine non sono più raffinate architetture costruite seguendo gusti letterari o talenti emergenti. Ma scaffali da supermercato, indifferentemente stipati di merce. Una magmatica abbuffata di carta, titoli e storie dove emerge il più ricco. L’editore che paga trova la posizione strategica migliore, vicino al banco, nelle zone dove l’occhio del cliente cade più naturalmente. Ovvero la spietata legge del marketing domina anche nei templi della cultura ecc.”.

La signora Zeudi Araya, che ha ereditato dopo la morte del marito la Vides e la Cristaldi film (due case di produzione cinematografica) in una intervista del 14 aprile 1996 dichiarava, riferendosi alla difficoltà di trovare canali di distribuzione per i film italiani in questo momento: “Le sale cinematografiche sono andate chiudendo negli anni, il cinema americano impone le sue pellicole ovunque, la distribuzione è in mano ormai a due o tre produttori, da Cecchi Gori a Berlusconi, che hanno anche le sale e le televisioni. Lo spazio per prodotti indipendenti s’è fatto strettissimo ecc.”.

Due riferimenti esemplari; e si potrebbe continuare, rivolgendosi ai problemi del piccolo commercio, dei piccoli negozi in confronto con la grande distribuzione, i megamercati, che disponendosi nelle periferie stanno circondando come truppe nemiche accompagnate da sfolgoranti bandiere le città pasciute e ignavi.

Perché oggi il piccolo è mangiato dal grosso. Non qualche volta, ma sempre. Sempre, se il piccolo continuando a questuare e a lamentarsi percorre viottoli strade e autostrade dove filano velocissime le cilindrate potenti. Inutile cercare di seguirle chiedendo che rallentino un poco. Sì, addio! Il potere ufficiale? Se è in buona, getterà tre ossa di bue, se distratto ne getterà uno, se intento a generali pataracchi neanche darà ascolto alle voci.

Le librerie comuni, le piccole librerie fra i cento e i centoventi metri quadri, in medie e piccole città, oppure in città grandi ma non confortate da collocazioni prestigiose, non sono più, anzi non possono più essere un referente privilegiato per i piccolissimi editori e soprattutto per le tante riviste che hanno diritto, direi: hanno il dovere di vivere comunicando.

Quindi è giustissimo, perché sembra (è) l’unica cosa da fare subito ‒ e parlo di riviste ‒, muoversi per ottenere finalmente, dopo tanti tentativi negli anni passati finiti senza esito, un centro, una coesione operativa (nella direzione della distribuzione) comune. Coesione operativa del tutto autogestita, nel senso che la distribuzione deve consentire un rapporto diretto con l’eventuale lettore, senza altre interferenze di mercato.

Ma è anche giusto impegnarsi per ottenere dai giornali e dai settimanali la segnalazione dei nuovi fascicoli in uscita, con il sommario, non più come un’inserzione a pagamento ma come una notizia culturale, come un dovere culturale; aggiungerei, come una necessità culturale. Come terzo impegno, realisticamente collegato alla situazione attuale, occorre operare per ottenere concreta attenzione ‒ mi riferisco agli abbonamenti ‒ nell’ambito delle biblioteche universitarie di Italianistica, delle biblioteche comunali dei centri con oltre quarantamila abitanti, delle istituzioni culturali pubbliche (che spendono e spandono in libroni traboccanti di immagini a colori), delle Casse di Risparmio e delle Banche Popolari. Non credo che ci siano al momento altre vie (all’interno di una gestione comune, aperta ma non subalterna e vile, della comunicazione a mezzo delle riviste). L’abbonamento medio annuale delle nostre riviste mi pare si possa fissare sulle trentamila lire; ebbene, cento abbonamenti portano a un totale di tre milioni di lire. Tre milioni per cento abbonamenti a cento riviste di dibattito culturale contemporaneo, per lo più nell’ambito giovanile. Non c’è invece a tutt’oggi alcun interesse, da parte della cultura ufficiale, per la conoscenza, e la documentazione di queste forme di ricerca sul campo. Indifferenza dovuta alla tradizionale e saccente arroganza di detta cultura.

Non si leggono, per esempio, con una continuità irritante, diatribe o anche solo cenni sprezzanti sull’attuale produzione scritta, per il novantanove per cento degna solo, dicono, del cassonetto del pattume, dell’inceneritore? E magari sono gli stessi che ogni sei mesi pubblicano un libro e riciclano fino all’osso ogni loro scrittura cavandola anche da bollettini di quartiere.

E vero allora ‒ per risalire al nodo ‒ che tutto parte e si muove dalla scuola. L’ho già detto ma lo ripeto: se la scuola non cambia strada e non forma buoni cittadini Informati bene su tutto ciò che li circonda e non li educa alla costanza della cultura e della lettura, ogni proponimento di sostanziale riforma o di aggiustamento dell’attuale mancanza di attenzione, di interesse, andrà deluso. intanto in attesa dei miracoli futuri che coinvolgano in pieno le nuove generazioni, adattiamo a risolvere con savio tatticismo le incombenze più urgenti, senza lasciarci sviare a percorrere viottoli che porterebbero ad ormai riconosciuti burroni.

 

 

Le rivistine (seguito dal n. 4)

La Rosa necessaria, Rivista di poesia. Comitato di redazione: Rossella Mazzeo, Giuseppe Nenna, Luca Rando, Vincenzo Pellegrini, Giovanni Rossetti, Nicola Sguera.

Benevento, Contrada S. Cumano 1, cap 82100. Tel. 0824/51483.

 

L’incantiere, giornale di poesia. Trimestrale del Laboratorio di Poesia, Università di Lecce. A cura di Giovanni Bernardini, Arrigo Colombo, Nicola G. De Donno, Walter Vergallo.

Lecce, via Fiascassoviti 51, cap 73100. Tel. 0832/305334.

 

Le Voci di dentro, bimestrale della CG1L. Camera del Lavoro Territoriale di Bologna. Collaborano: Casa Circondariale Bologna ‒ Sezione penale e sezione femminile ‒ Comitato Carcere Città (Bologna ‒ Centro Orientamento professionale e lavoro), c/o CG1L, Bologna, via Marconi 67/2, cap 40122. Tel. 051/249051/199; fax 051/251062.

 

Punti di vista, rassegna italiana di lettere ed arti. Trimestrale. Direttore responsabile: M. Rosa Ugento. Padova, via Maroncelli 123 ter, cap 35129. Tel. 049/8075286.

 

Frontiera, supplemento a Gli immediati dintorni. Direttore responsabile: Francesco Genitoni. Recapito redazionale: Salvatore Jemma, Bologna, via Mezzofanti 77, cap 40137. Stampato in proprio in 250 copie numerate.

 

Rendiconti, rivista quadrimestrale di ricerca letteraria, a cura di Roberto Roversi. Editore Pendragon, Bologna, via Artieri 2, cap 40125. Tel. 051/267869. Corrispondenza redazionale a Roberto Roversi, Casella Postale 388, 40100 Bologna.

 

 

 EnnErre, n. 5, II, 1996 (poi in Il timone 2, 2008).

Informazioni aggiuntive

  • Tipologia di testo: saggi critici
  • Testata: EnnErre (poi in Il timone 2, 2008)
  • Anno di pubblicazione: n. 5, II, 1996
Letto 4181 volte Ultima modifica il Martedì, 30 Aprile 2013 13:19