Il Libro Paradiso
1. La creta, la selenite e l’arenaria.
Di qui nasce il colore di Bologna.
Nei tramonti brucia torri e aria.
22. A che punto è la città?
La città è lì in piedi che ascolta.
Io non dico il privato è politico.
Dico anche il privato è politico.
24. A che punto è la città?
La città si nasconde le mani.
I democristiani non governano l’Italia
ma la gestiscono.
In trent’anni l’hanno succhiata leccata masticata
peggio dei Visigoti
e di Attila che correva a cavallo.
Al confronto Attila è una farfalla dai novanta colori.
Questi hanno facce di pesci-tonno, pesci-guerra, pesci-fuoco.
27. A che punto è la città?
La città legge la sua pergamena.
Un giorno gli schiavi sono vestiti di bianco.
Quel giorno l’impero di Roma è condannato.
Quando gli uomini si contano
un momento di storia è cominciato.
31. A che punto è la città?
La città tace perché non è più primavera.
La verità è il massacro.
Il massacro è la realtà.
Mille creature tagliano l’acqua con il coltello affilato
per guardare il sangue del mare.
33. Oggi è già domani.
Sono in molti a parlare dell’uomo che cammina col
suo passo di polvere e con la pazienza di un frate
per raccogliere cipolle e inoltre per salire sull’albero
delle ciliege.
Da lì si guarda il mondo.
Ma il mondo è rovesciato.
34. Dentro a questo mondo-mercato
è urgente decidere
di vivere non di morire.
Prendere e non lasciare.
Non servire.
Ogni parola è stata consumata.
73. La tua sorte è legata alla mia.
Le azioni non giustificano se stesse.
Ogni azione
una per una
per passare nella cruna dell’ago
ha bisogno di motivazione.
Ogni atto è morale o non è.
Non lascia margine a un gioco.
Cento volte si deve cercare la pietra
giusta per accendere il fuoco.
75. A che punto è la città?
La città in un angolo singhiozza.
Improvvisamente da via Saragozza
le autoblindo entrano a Bologna.
C’è un ragazzo sul marmo, giustiziato.
76. A che punto è la città?
La città si ferisce
camminando
sopra i cristalli di cento vetrine.
77. A che punto è la città?
La città piange e fa pena.
Poi elicotteri in aria
perché le vetrine son rotte
Le vecchiette allibite
perché le vetrine son rotte
Commendatori adirati
perché le vetrine son rotte
I tramvieri incazzati
perché le vetrine son rotte
Tutte le strade deserte
perché le vetrine son rotte
Carabinieri schierati
perché le vetrine son rotte
Sessantamila studenti
perché le vetrine son rotte
Massacrati di botte
perché le vetrine son rotte.
79. A che punto è la città?
La città si scuote come un cane.
Il ragazzo ucciso è seppellito
con il rito formale.
Segue la pace ufficiale
con i poliziotti ai cantoni.
In galera centottanta capelloni.
Grida la gente: lazzaroni
studiate
invece di far barricate
per mandare in malora una città.
Non si trascina alla gogna
la città di Bologna.
Chi è studente va con la ragazza
non in piazza a farsi ammazzare.
90. A che punto è la città?
La città è confusa, ha un momento
di tremenda agitazione.
Il suo dolore butta morchia e fuoco.
La città va avanti a muso duro
e alza le parole come un muro.
97. A che punto è la città?
La città ansima e ascolta
il suono di un chiodo che ferisce
strisciando sul vetro di marzo
e così dice:
98. Era un ragazzo venuto dal niente.
ucciso per strada.
colpito alla fronte.
era un ragazzo venuto da niente.
gridava la gente.
scappava sul ponte.
era un ragazzo, le ore del cuore
le passava sui libri
a mangiare il furore.
una mano di sangue strisciando sul muro
picchiò con la rabbia
un colpo sicuro.
la gente piangeva, era freddo cemento
l’asfalto disteso
e lui moriva nel vento.
bandiera stracciata. un mese è passato.
La terra è fiorita
sul suo corpo straziato.
107. A che punto è la citta?
La città apre le porte e cammina per strada.
108. Cosa dice la città?
Dice che nell’inverno del ’76/’77 non ci fu neve.
Dice che in marzo è ancora inverno.
Dice che adesso è aprile.
Dice che ogni giorno aspettiamo qualcosa.
Dice: Eco? Umberto? sarà il nuovo rettore?
110. A che punto è la città?
La città riacquista i suoi colori.
Ma noi per eterni languori all’italiana vediamo
ripetersi la scena che accompagnò all’inizio degli
anni Sessanta la gimkana del centrosinistra, quando
un partito fu dato in pasto ai leoni che lo spolparono.
Il gestore del pranzo di gala, furbetto
e sciapo quasi a chiedere scusa, fu l’on. Moro.
Oggi col suo occhio sbiascicato
eccolo riapparire
con il mandato e la giustificazione
di masticare la nuova polpetta
in un solo boccone.
Ma senza fretta senza fretta senza fretta.
113. Cosa grida la città?
La città dice che l’età dei guerrieri è finita.
Dice che ieri è cominciato il tempo
degli uomini-rana, degli uomini-gabbia,
degli uomini-lamento.
114. Ma che non si può finire
col non dire più niente.
Se si tace, il silenzio è la morte.
E nella notte resta solo voce di vento.
125. Dice che
la violenza è stupida e imperfetta.
La violenza è un luogo comune.
La violenza è vecchia e senza fantasia.
La violenza è inutile e malada.
Dice che
la libertà è difficile
e non è lì che aspetta.
La libertà fa soffrire.
La libertà spesso fa morire.
La libertà ha tre segni semplici e terribili:
vuole la mano
vuole il cuore
vuole la pazienza.
Conoscere non vuol dire distruggere
e poi amare la cosa distrutta.
Amare ciò che si è distrutto
non vuol dire lottare perché
una nuova verità sia avviata.
Un ultimo dubbio è la più
urgente delle necessità
ed è conoscenza vera.
Chi è sul carro o su un carro
deve buttarsi a terra e correre correre lontano
quando il traguardo è a portata di mano
e il carro è vincitore.
Non offrirti così non sarai comperato.
Questo non è un tempo orribile.
È un tempo nuovo.
Non è un tempo impossibile.
È un tempo che non perdona ma in cui ogni sera
si aspetta una notizia vera
da Maratona.
1977
Cento poesie
Il socialismo non c’era ancora.
Bisognava scrivere molto.
Šklovskij in Majakovskij
1. Carmelina, come se miett’ u’ tiempe?
Lu tiempe se mitte male,
tira u’ viente.
2. A Bologna sulla piazza Maggiore
attraccano le petroliere.
Questa è un’epoca storta.
Le petroliere lavano le cisterne
e buttano fuori morchia.
3. Ma io a Bologna da che parte stavo?
E tu in Italia da che parte stavi?
Lui nel mondo da che parte stava?
Il fuoco di marzo si è spento e seccato?
Il vento d’aprile l’ha tutto lavato?
Anzi, non c’è più prato?
Quest’anno, è un dato,
le api non hanno lavorato.
Il miele d’acacia costa quanto l’oro.
4. Noi faremo fatica a invecchiare.
Oggi vogliono
il consenso generalizzato.
C’è poco da scherzare. Ma io so
che non lo posso dare.
5. Solitudine italiana terribile
Violenza triste non fa primavera.
Violenza/solitudine è una sera
spaccata col coltello
anzi è cuore di vitello
sul piatto del beccaio.
Non lasciamoci sopraffare.
Approfondire e cercare.
Non sbalordire sui sintomi,
concludere. Fare senza gli specchi.
Non voler sbalordire.
Approfondire, cercare.
38. A discorso con breve discorso.
A poesia con una poesia.
A un morso con un morso.
La tendenza degli stati moderni
è di fare colpa
d’ogni opinione globale.
Resisti. Il male chiama
straordinaria pazienza.
Resisti. Non perderti.
Non perderti. Resisti.
Domani. Domani. Intanto
conta fino a cento. È spento
il televisore.
41. È allora un paese che fa pena?
Un paese corrotto?
Un paese scollato?
È il paese di Bengodi?
Un paese disastrato?
Trattato al difenile?
Con uomini/donne che sono gatti nel cortile?
Sofisticano anche il pane?
È un paese con la scabbia?
È la schiena di un cane?
42. Il fondamento è l’uomo.
Con le sue nebbie e con i suoi inverni.
Il fondamento è la rabbia buona dell’uomo
un tuono che promette
pioggia d’estate.
La nostra vita sembra
un fiammifero che non s’accende?
Fra mille anni sapremo
la libertà cos’è.
Per ora aspettare
i grandi pesci che approdano carichi di uova.
L’acqua nel mese d’aprile è tutta gialla.
44. Galantuomini in Lebole
che sgovernate l’Itaglia.
Ma io a Bologna da che parte stavo?
Culi secchi maledetti.
Maledetti tre volte.
Che vi vengano le doglie.
Ma io a Bologna da che parte stavo?
Culi secchi. Le cicogne
bianche esili e carogne
prossime a scomparire
possano beccarvi le orecchie
che avete chiuse e strette
per non udire.
Io a Bologna stavo
non dalla parte del vento e del fuoco
ma all’ombra di un dolore.
52. La questione non è
se si debba dare o non dare a quei signori
nuovo potere
ma se si debba insistere
affinché sia tolto a loro quel potere
che hanno già.
Tutto il potere e per sempre.
76. Un sano accompagna un pazzo a una
visita nella clinica. Lì il savio
trova ammalata di mente un suo vecchio
amore e il pazzo trova sana e vitale
un suo vecchio amore. Alla sera quando
escono e la giornata nonché la visita
sono finite il pazzo è rinsavito e
il sano è impazzito.
Io ho cento anni
e sono nato ieri.
82. La politica è fare?
La cultura è pensare
o è giustificare?
La cultura è fare
una per una e tutte
tutte le cose pensate.
83. Ricordo la morte
di venticinquemila gabbiani
dentro al petrolio nel mare del nord.
Ricordo la morte
di due giovani assassinati
nella periferia di Milano.
Ricordo la pazienza e l’amore
di centomila persone
che li seguono piangendo.
Tutto scompare sempre troppo in fretta.
La nostra vita/saetta
cade spesso in un campo di cenere.
84. Risposte risposte risposte.
Non sbalordire sui sintomi.
Concludere.
Dare mille risposte.
Il tuo dolore è il mio dolore
non il mio piacere.
Io non ti invidio.
Ti amo.
Non perderti. Domani…
85. Parliamo
di questa guerra per bande che è la poesia.
La poesia è una mela?
Si legge per dispetto?
Si ascolta come il temporale cupo
del telegiornale?
È una partita d’arance andata a male?
È un suono secco un suono duro?
Una mano al catrame contro il muro?
È l’ombra di una cosa
ed è la cosa
è la voce e il cuore della cosa
ed è per sempre il suo futuro.
90. È inutile chiedere “resta”
se qualcuno vuole partire. Il
branco di oche che sembrava migrato
è lì fermo nel cielo che aspetta
dentro a un vento gelato.
Scoppia la luce
mentre noi lo guardiamo.
Certo sarà annientato
perché il tempo di partire è già passato.
92. Vivere è pazienza del mare.
Vivere è la pazienza del leone
che aspetta sotto il sole.
Se grande è il dolore del mondo
dobbiamo vivere dentro a questo dolore.
Per un po’ decido ancora
di sorvegliare i fatti e di aspettare
non per sempre
ma per quel tanto di tempo
necessario.
Togliere un altro foglio al calendario.
94. A Bologna da che parte stavo?
Essere liberi di decidere
liberi di realizzare
liberi di lavorare
liberi di sbagliare
liberi di ricominciare.
La libertà vuol dire
essere almeno una volta felici.
Non stavo dalla parte del lupo
ma dell’agnello.
98. E ho cercato di mangiare il pane
con quanti vivono nella disperazione
e sono i più miseri e straziati. O i
più offesi.
E ho cercato di accompagnare ancora una volta il vicino
e il lontano mentre taglio la gola
al lamento (inutile) e all’ombra
della vita che cade
sulle spalle. Dato che cammino
verso la morte.
Spezzare sotto i piedi la rabbia in cui
ognuno deve specchiarsi.
99. L’intellettuale monopolistico
(che ha tanti tanti lettori)
dà la sensazione che poca gente
lavori sulla testa di tutti.
100. Io a Bologna da che parte stavo?
Un giovane morto regalava
la sua libertà agli altri.
La città piangeva.
Oggi piange l’Itaglia.
Il campo delle patate è stato saccheggiato
da mille talpe.
Nei musei gelidi il vento di favonio
copre di neve le mani delle madonne.
Nei palazzi antichi
corrono fantasmi impazziti
perché suonerà mezzanotte. Dopo
nessuno può contare le ore.
Piange l’Itaglia
mandria di bufale abbandonate
nella terra che non dà fiori.
Qua sei qua stai.
Qua lotti, non ti fermi.
Nostri sono gli anni che vengono.
1978
Trenta poesie
1. Ero molto deluso quel giorno e
mi bruciavo sul ferro.
2. Cummings che dice io porto il tuo cuore nel mio cuore.
3. Miles Davis alcuni anni fa in un palazzetto dello sport.
4. Nelle case allineate
i televisori sono accesi
le luci abbassate
le cucine riordinate
le persone congelate
con il braccio sul tavolo a guardare.
L’aria livida da cimitero.
Una luce fra il bianco e il nero.
5. Jim Morrison chiede prima di morire cosa hanno fatto
[alla terra? Voglio udire l’urlo della farfalla.
6. Non aveva egli pazienza.
Così ha scritto sull’ardesia
[pietra che brucia]
codesta frase giacobina:
la libertà si consuma
mentre la ditt. cammina. E
procede. Così come procede la vita…
erto questa poesia è incompiuta.
La finirò domattina.
7. I pensieri di alcuni bambini.
8. Il racconto di Alcide Cervi quando comincia a dire:
[Questi sono dolori grandi, che offendono la vita.
9. L’ultima orazione di Castro sul Che.
10. Incollare la pagina tagliare le pagine. Spegnere il lume,
[abbassarlo. La notte può essere inverno. Seduto
davanti alla porta vedo sgozzare il maiale.
11. La pioggia taglia le mani e i capelli
io io io…
12. Poiché non c’è l’occasione per un solo grande dolore
assumo mille rimedi e medico le ferite della speranza.
Lascio cadere i miei occhi sulla brace
e mi confronto con la spada del mondo.
12. Un manovale che si è impiccato in carcere viene
[seppellito per pubblica carità.
13. Con mio padre non parlavo mai tranne qualche sera
[quando tornavamo tutti e due dalla città.
14. Le parole dei poveri
nascere e camminare.
Il riso di un padrone chiude con violenza una porta.
15. Non dico le parole che amo dico solo le
parole che ricordo.
Un altro farà una strada più breve noi
dobbiamo andare in salita.
16. Le ultime poesie di Hölderlin Scardanelli: lo spìrito di
[Dedalo e della foresta è il tuo.
17. La ruota del mulino
la ruota del suo mulino
il falegname la pialla l’acqua scorrente del fiume la
voce del mugnaio che batte il grembiule e chiama le anatre.
La colorazione della pianura è un giallo fradicio
un rosso gridato che
talvolta si perde nel verde nel nero vacuo nero grigio nero
[nero
nero sapiente e
prelude (non posso fare a meno di pensare che preluda)
[alla notte.
18. Il futuro si apre ogni giorno e brucia la mano.
19. Parto da zero.
Le chiatte brulicano di luci mentre sul fiume adesso è
[caduto l’inverno. Dove prima ottobre
staccava i rami con un sorriso e l’io errante di me
poteva lasciare orme non labili contrassegnando il percorso
occhi di cervo abbandonati sulla riva
guardano le voci di un altoparlante davanti al bar.
Qui ci sta un soldato che non ha meta e ride.
La forza taumaturgica delle maschere è grande se appena
dieci minuti fa ho visto Colombina passare in un treno
[per Basel.
20. Così un racconto ho cominciato qua con tre orsi (che
[ballano) di pelle nera
ballano vicino a un fuoco circonflesso da una luce rotta e
[lasciano impronte lasciano sulla neve orme di
sangue
i bevitori d’acqua i bevitori di lacrime i bevitori di parole.
21. La prima parte si riferisce a un sentimento appena
accennato di disperazione e preannuncia qualcosa.
È come guardare un gatto negli occhi.
Nella seconda parte un uomo scocca i suoi dardi senza
pensare al futuro che è troppo vicino e senza pensare
al passato che è troppo lontano. Così.
Stretto fra i due muri di ieri e di oggi
l’uomo quest’uomo partecipa alla guerra dei mondi. È
[l’alba.
Il sonno di ognuno è spazzato via.
La pianura dalla città al mare si copre di polvere. I
cavalli fumano sciabolano l’aria volano.
Oh la tranquilla ironia degli angeli nudi
che prendono il caffè
seduti sulle nuvole e si preparano allo spettacolo.
Due motociclette su un filo di
acciaio disteso salgono fin lassù portando notizie dalla terra.
22. Ma in generale il racconto è il racconto delle ceneri di
[un uomo
portate da una città all’altra della pianura padana.
23. (segue)
24. Mandel’štam, Pil’njak, Oleša, Babel’ e la signora Cvetaeva
guardano in silenzio camminano per la pianura
si avvicinano ascoltano parlano.
Raccolgono la neve
25. La Polonia non è lontana è vicina.
Guarda attraverso i vetri.
Aspetta.
26. Due capre si dissanguano
dentro l’ombra degli elicotteri.
Siamo ormai nel duemila.
Non soffocherete più gli uomini, signori del fuoco!
Spartire le cose pescate è un atto di giustizia.
27. In questo stupendo intrico del vivere
c’è troppa tempesta poco tempo nessuna soddisfazione
mentre aggiungono che la bellezza è andata perduta
e io confesso che sono stato felice in qualche momento.
Le macchine volanti piegano gli alberi segnati da una
[vecchia
tempesta
escono fra le foglie uomini di rame
e un ragazzo albino siede davanti alle pietre
accecato dalla luce.
28. Vivere ascoltare imparare
navigare su un fiume
partire partecipare ritornare
con sette cuori diversi.
29. Il potere è ancora potere soltanto.
La verità è difficile.
30. Allora anche voi
passate transitate transite
ma non disperdetevi.
Cercate ancora.
[Ripeto: accade più in un’ora che in cento anni].
1980
Poesia su alcune rovine della guerra, sulla
immaginazione che non si quieta, su una mano monca,
su un pianista di Danzica
Il testo è diviso in tre eccessi, così:
il primo fa riferimento a un incendio nel cielo di
Mosca al tempo, in un tempo… ’o tiempe de’ gnà Ava:
il secondo si riferisce allo sgomento che afferra alla gola
qualcuno quando scende la sera fra le rovine di una città
[assediata
e il bombardamento continua interrotto da ore;
il terzo eccesso voglio ripeterlo con queste parole: rifletti
con severità prima di scrivere la lettera d’addio
perché la parola scritta
può far pentire.
La parola scritta non si muove è lì e l’occhio ricorda. Lei lì rimane
MA IN QUEI GIORNI.
Ma in quei giorni anzi in quegli anni anzi in quel secolo là
dove si sperdeva la vita che avevo vissuto. In quei giorni
l’immaginazione era in movimento. Tremenda. Instabile. Per
esempio.
Per esempio vedeva il soldato stracciato fra cento rovine
suonare suonare in strada un brano leggero di Mozart
lì vicino un giovane bianco come la neve di
Carrara urlava pregava di essere ucciso per carità.
La vita era una arancia spaccata per terra.
Ma Mozart volava più alto di ogni pietà. È universale, Mozart.
Mozart non si fa intenerire. Lui suona in mezzo allo
[scempio del mondo.
Per esempio il soldato sogna quanto sarebbe stato migliore
se nato in tempi diversi o sotto un’altra bandiera
mentre scrive sulla sabbia queste parole: la sera tarda a
[calare.
Intanto
SUONA CON LA MANO MONCA IL PIANISTA DI DANZICA
AQUILONI NERI ROSSI CADONO FRA LE PIETRE DELLA CITTÀ
BRUCIANO GLI OCCHI DI UN VECCHIO DISTESO NELLA
[PAGINA BAGNATA.
Sogno di sottoscrivere le seguenti parole:
non sappiamo corrispondere alla necessità dei giorni
che si alternano ma neanche possono ammonirci
nelle giornate d’inverno vi abbiamo cercato senza trovarvi
MAI
……………………………………………………………
Non so non ricordo se alla tivù alla radio al radiotelefono
[per fax
o in qualche giornale ho visto ho sentito l’uomo braccato
inseguito fuggire e l’uomo ferito straziato
nel viale di notte col fiato che cade per terra
NON SO SE POSSO ANCORA CHIAMARLO AMICO FRATELLO se
immedesimato in questo circo di vecchie parole
ho diritto alla mutua del cuore, all’adeguamento della
[pensione
per il pensiero o sono un operaio anch’io in cassa
[integrazione in
attesa di tempi migliori
PERCHÉ ALLA MIA ETÀ SE SONO CACCIATO NON TROVO
[LAVORO.
Scacciato dall’albergo delle muse discrete, delle tiepide
[muse,
non trovo altra casa se non al cinema Alfa
la sera in cui danno un film di Herzog che fa delirare.
ma per rifarmi alla considerazione iniziale:
quando immagino qualcosa, in realtà
penso a un viaggio. Di partire non di morire.
Dicono che è segno di animo inquieto dovuto all’età.
Arrivo in Italia da dove:
negli anni Cinquanta la mafia contro lo Stato
negli anni Settanta la mafia nello Stato
negli anni Novanta la mafia è lo Stato.
È bravo chi in questa stagione può sedere al caffè.
1980
Sullo smarrimento, sul ritrovamento e sulla giusta
conservazione degli oggetti del cuore o della memoria
1. Molte annotazioni si rendono necessarie nei tempi
[attuali.
Come compagni di questo viaggio in carrozza da Milano a
Ginevra oltrepassando il Gottardo nel periodo delle nevi
il sottoscritto (il sottoscritto) ha la fortuna (ha la fortuna)
di indicare i nomi seguenti:
SUOR INÉS DE LA CRUZ (Rosa che al Prado, encarnada
te ostentas presuntuosa
de grana y carmin bañada
Rosa che sul prato
con il colore fresco della carne
svetti senza alcuna modestia
bagnata di grana e carminio)
HEBBEL (FRIEDRICH HEBBEL) La vita è risvegliarsi
FRIEDRICH HÖLDERLIN, con riferimento alla morte di
[Empedocle
Pausania risponde a Panthea:
Si è congedato e da quel momento
non l’ho più visto.
Là, sulla montagna, ho chiamato,
ho gridato
ma inutilmente.
Certo ritornerà.
Certo ritornerà.
Perché la vita è risvegliarsi… Rosa che sul prato…
Non da un lungo sonno… Rosa con il colore rosa…
Non da un sonno breve che
dalla notte porta viaggiando (al mattino).
O nelle ore notturne
approfittando del silenzio del mondo
consente di riordinare gli oggetti nella stanza del cuore
[appartata.
Cogliere le occasioni, ritenere
che niente è superfluo, niente deve essere buttato.
GLI OGGETTI DELLA MEMORIA SI DISPONGONO COME LUCI IN
UN MARE PROFONDO. Sfioro con la mano
l’acqua ricordando il pianto senza futuro dei compagni
di Ulisse.
2. Un assassino che si fa svegliare…
Sull’acqua del fiume lucido come il tempio azteco
frantumato dalle nevi…
sull’acqua disteso
passa veloce… disteso sulla neve dell’acqua
il corpo di un uomo giovane trapassato da una
freccia d’oro sul fianco…
Un assassino che si fa svegliare
dall’uomo che vuole assassinare.
Avevo deciso di ucciderlo alle sei
lui si svegliava alle sei ogni giorno
io dormivo lungamente fino a mezzogiorno
DUNQUE LO PREGAI DI SVEGLIARMI
frantumato dalle nevi sull’acqua disteso
lucido tempio azteco trapassato da una freccia nel cuore
un assassino con la maschera d’oro splende nel sole
profondamente pallido che si nega ai veli della sera…
il corpo giovane sfocerà nel mare
IO DORMIVO LUNGAMENTE FINO A MEZZOGIORNO
in quel momento conobbi la volontà di trafiggere
con un colpo d’oro la grande vita del sole
LUI CHE SI CONSUMA ADAGIO ADAGIO PRIMA DEL TRAMONTO
dal più profondo dell’anima
3. Arrivati a Genova
dopo un viaggio fortunoso dentro la tormenta delle Alpi
suor Inés de la Cruz scende al braccio
di Hölderlin che domani dovrà risalire il Neckar
EL DISCURSO ES UN ACERO
QUE SIRVE POR AMBOS CABOS
il discorso è come una spada
affilata da entrambe le parti
PARLARE
DUNQUE
PUÒ
FARE
ANCHE
MORIRE
Hölderlin si inchina
Hebbel è già lontano (HA DETTO: CERTO CHE SAPREI
[ARRIVARE ALLA VERITÀ
SE ALMENO AVESSI IL TEMPO DI SBAGLIARE. DI SBAGLIARE).
La poesia è una cosa…
I diari di Hitler (che sono falsi)
la risposta del generale argentino (autentica)
il bambino (orfano di genitori assassinati) che sorride
[dalla pagina
di un giornale perché l’hanno venduto a una famiglia
[italiana e adesso
lo cercano ma non lo possono più trovare
QUANDO ANCH’IO ERO GIOVANE
MOLTO GIOVANE
TROPPO GIOVANE
AHI!
MIA MADRE COI SUOI LUNGHI VESTITI
I SUOI LUNGHI CAPELLI…
Oggi andrò
(essendo un maggio di buona lena e di cielo onesto)
al mare.
Mi sveglierò presto.
Andrò al mare
per non lasciarmi sgomentare
dalle cattive notizie.
OGGI NON LEGGERÒ I GIORNALI
SEMPRE PIENI DI MALI DISGRAZIE MISERIE
Con i piedi fra la sabbia guarderò le formiche
un pezzo di legno sull’onda
lenta
gioconda
profonda
del mare
ascolterò il vento
SULL’ACQUA DEL MARE HA UN SUONO STRAORDINARIO
QUANDO ARRIVA CON UN PICCOLO GRIDO SULLA RIVA
[DEL MARE
COME UN TRENO RAPIDO D’ARGENTO IN ORARIO A UNA
[STAZIONE SUL MARE.
I DIARI DI HITLER (FALSI MA POTREBBERO ESSERE ANCHE
[VERI)
la risposta del generale argentino (VERA MA NON POTREBBE
[ESSERE FALSA)
il bambino
anch’esso argentino
orfano di genitori ammazzati
sorride dalle pagine di un giornale italiano…
MA OGGI SUL LITORALE (ADRIATICO) ARIA DI FESTA
NEGLI ALBERGHI PIENI SI MANGIA LA MINESTRA DI GAMBERI
FRIGGONO IL PESCE VERDE NEI RISTORANTI
CON LE PALME DAVANTI
Quando ero giovane
molto giovane
troppo giovane
ahi!
mia madre diceva che mi voleva bene
E IO IO NON VEDEVO IL MONDO NEANCHE LO CONOSCEVO
MA ALMENO SONO STATO PER UN ANNO FELICE.
Più felice del bambino argentino
che a causa di un generale
sorride dal giornale
e non ha nome
DATO CHE L’HANNO VENDUTO E COMPERATO
SOTTO BANCO
E HA VIAGGIATO FINO ALL’ITALIA
FRANCO DI SPESE POSTALI.
Autobiografia
Nato con la pioggia d’argento.
Nero d’inchiostro.
Aveva vent’anni nel mese d’agosto.
A settembre chiese le penne
volava insieme ai piccioni neri che si sparano contro i tralicci.
Diventa ape.
Scuote il cuore delle rose
cadute da un carro di saltimbanchi che parlano italiano.
Conosciuto Scardanelli
dimorò alcuni mesi sulle rive del Neckar
dove ragazze di legno
affiorano al tramonto vicino alla riva.
Vecchio all’improvviso.
Ma ancora aspettava
non sapeva cosa.
Non dimenticò ciò che era stato.
Aveva trentatre anni – l’età giusta di Cristo.
Aveva vent’anni – l’età giusta di Cristo.
Eppure…
Dimenticò il passato – fu sola speranza.
Di fronte ai convitati di pietra non tutti gli
specchi erano stati consumati anzi gli specchi
riflettevano episodi appena accaduti che molti
cittadini hanno rimosso. Lacerandosi…
erano ricordi di giovani fucilati
ricordi di giovani travolti da vecchie fatiche da vecchie
autoblindo
dentro al vento delle foreste d’asfalto o singolarmente
perseguitati
adesso che questa città è spampanata e sembra una
quercia in novembre e nessuna voce
nessuna voce
nessuna voce
si alza s’alza più s’alza ancora
a dire che oggi
è ancora ieri.
Nessuna voce nessuna voce nessuna voce.
Volano merli impolverati da una strada del cinquecento a
piazza Maggiore e
di notte un vecchio che ha un nome segreto
col bastone d’abete sotto il portico
dice “bolognesi
siete forse morti dato che siete così ricchi e
d’altra parte vedo che siete così poco felici nonostante il
forziere
per questo mentre il cielo affonda dico bisogna
legare per l’occasione la fune di un nome
americano a un nome
russo a un nome italiano e dico che dietro la musica rock
ci sta il lamento di un lupo che non si è addormentato.
È venuto il tempo degli uomini vili?
Chi muore sparato
o chi vive consumato
è subito dimenticato?”
UNA CONCLUSIONE PERSONALE:
ascoltare il silenzio non è ancora possibile.
Alcune frasi di un uomo che cammina su un ponte
Dove succedono le cose cominciò a nevicare il giorno ventotto
(agosto) gennaio nevica nevica
cominciò un cavaliere armato a sperdersi fra gli alberi delle
foreste e fu divorato dai cani dicono
i cani inselvatichiti cominciarono a urlare mentre cresceva la
luna così pallida sul ghiaccio bianco, oh bianco/ Era il
[mondo
bianco da est a ovest, da nord a sud bianco e con la nebbia si
scioglieva fra le canne dei laghi/ Mi sono
anch’io mi sono perso e trovato, un giorno
ero un sasso mi sono ritrovato piuma ero anche caduto
per terra e mi sono all’improvviso alzato tanto che in
[questi giorni
in cui l’autunno si annuncia con le sue foglie che cadono
[gridando
ho poca voce ma simile a qualcosa in
croce fra terra e cielo mi annido
fra terra e cielo ma non ancora fra le nubi regine della
[luce e
dei venti polverosa sabbia/
Spegnerei col dito il profilo di una montagna contro i vetri
Bob Dylan parla solo a me e
stravolge la bocca
ma è lei che viene lei che cammina scalza sulla neve lei
[scalza sulla neve
anche se in quel tempo mi sarebbe piaciuto ascoltare la
[voce
dei delfini
avendo letto in un libro che sono molto intelligenti
ma abito lontano dal mare/
È lei che arriva alla sera.
Occhi di gatto sugli anni Ottanta a pag. 54: poi andrà a
[sedersi
su una panchina del parco/ Ma lì non succede niente
NIENTE
se non un cadere
se non un cadere
il cadere delle foglie nell’ambito dell’autunno quando è più
dentro alla nebbia gialla/ poi si è seduto su una panchina del
parco/ poi invece di sedersi cammina
NON C’È NIENTE DA RIDERE… DOVE STAI ANDANDO?
il cadere delle foglie nell’ambito dell’autunno nebbioso
[dentro
al silenzio del parco
pensa io siedo su una panchina
guarda calare una nebbia gialla trascinata dal carro del sole
la nebbia guizza è un pesce lungo la riva del lago
il cadere delle foglie
questa presente solitudine
il carro del sole la nebbia
non predispongono ad alcun genere di considerazioni
[particolari
NON INDUCONO AD ALCUN DOLORE/ INFATTI
la foglia cade sulla mano la guarda sorridendo
la guarda con un sorriso
si alza cammina
oppure da altra direzione arriva vicino alla panchina siede/
occorre dire che la solitudine pesa/
pensa lasciami solo/ Ti lascio solo vado ritorno mi telefoni
[dici
volevo sentire la tua voce
sono triste parliamo/
a un figlio puoi stringere la mano
a un giovane dire che il fuoco brucia se vuoi se credi se lo
desideri sta attento
ti preannuncio solo che il fuoco brucia può bruciare/
Occhi di gatto sugli anni Ottanta a pag. 87: nei secoli il
rapporto d’amore è sempre esploso
dentro a una perplessità generale terribile gialla come la
nebbia autunnale CREDO DI SAPERE/ CREDO D’AMARE/
[NON SO SE POTRÒ
CONTINUARE A SAPERE CONTINUARE AD AMARE
non so se potrò continuare la vita/
il rapporto fruscia col rumore delle pagine sfogliate di un
libro
arriva all’ultima riga/
quando arriva alla pagina finale
sarebbe opportuno avere capito bene il senso della scrittura
PER NON AVERE/ COME SI OBIETTA/ RIMPIANTI
Occhi di gatto sugli anni Ottanta a pag. 102: ricominciare
Immagini di repertorio
La cometa di Halley
portò la sabbia del cielo fra le mie
mani così ho ascoltato per la prima volta il tempo
che mi diceva aspetta
ancora tutto non è compiuto
ho attraversato per brevi momenti un deserto
quieti erano all’ombra i tre cammelli che si riposavano
poi tutto accadde o potè accadere
in quella successione di ore.
È stato luminoso il lampo del faro
fino a che la corrente l’ha aiutato
– l’occhio dell’uomo l’ultimo superstite di un’antica razza
riteneva quel muro una reggia
non certo un luogo di relegazione –
sul cuore del mare calò la sera intera e
un marinaio tornava a contare le stelle da sud a nord.
Erano tempi antichi.
Oggi la sonda avanzerà. Le ombre eventuali. Le asperità…
Il nucleo la coda l’inizio della coda
a mezzo milione di chilometri
con trentasei paesi collegati
cento miliardi di comete intorno al sole.
Per il momento non polveri. Le polveri in movimento
sono molto fini.
La terra il sistema solare in formazione.
Una nube collassa verso il centro
dove sta il sole
il rosso s’accende, si accendeva
la nube che era
fra le stelle
viene aspirata dai pianeti.
Ecco la terra
i crateri formati dai meteoriti
che col tempo sono cancellati
dalle tempeste vive.
FASE FINALE
aspettiamo il susseguirsi degli eventi
ancora non si hanno notizie
se si sono incontrate onde
particolari e violente
Ultimo minuto (la regìa mi sente?)
possiamo mandare il traduttore
sulla via internazionale?
Questo è il giorno in cui Hitler, rispondeva la voce,
è partito per le ferie
d’estate.
Non ho fame diceva
il bambino fermo al semaforo.
Com’era lontano il mondo vecchio
e noi già seduti sopra la luna.
L’età del ciclostile è finita.
Compagna di battaglie
che giorni e giorni e tempeste di albe
abbiamo vissuto
quante rondini abbiamo contate in volo
prima che cadesse l’inverno.
Quante ombre possiamo ricordare.
Era come salire le scale
da piano a piano
le scale portavano al tetto
lì uccelli immobili
masticavano il cielo.
LE NUBI DEL TRAMONTO CADEVANO A PEZZI.
Una poesia d’amore
IL MANDATO AFFIDATO È UNA POESIA SUL CUORE
cuore? non conosco. ripetere
UNA POESIA SUL CUORE
il cuore? ripetere, inserendo il contatto alla casella 12 e
[quindi
premere il pulsante giallo
RICEVUTO. bene, ricevuto. ascoltare.
il cuore è un muscolo che risiede nella parte sinistra
È UN MUSCOLO
il muscolo risiede nella parte sinistra del petto
IL CUORE È SUSCETTIBILE DI EMOZIONI?
Risposta: il cuore è capace di avere gioia ma
non sa esplicitamente piangere. Ricevuto?
RICEVUTO. Per la domanda che segue sottrarre due ampère
[alla casella 7 e premere il pulsante
verde a destra sotto il riquadro… Bene! adesso pronunciate
la domanda parlando lentamente…
molto lentamente… con le labbra vicino al microfono.
RIPETO LA DOMANDA? Ricevuto… potete ripetere la domanda
purché identica al quesito formulato in precedenza
e così compilato… (premere il tasto nero e mettersi in
[ascolto
per la ripetizione della domanda)
IL MANDATO AFFIDATO È UNA POESIA SUL CUORE?
segue la risposta: il termine
mandato è perfettamente fruibile. è decodificabile. ma il
termine
affidato risulta salvo errore essere un verbo di cui l’infinito è
affidare
suscettibile quindi delle seguenti variazioni che
[sottoponiamo
in un ordine di valore semantico decrescente… aspettare
[il segnale
luminoso rosso alle caselle uno due tre… premere adesso
il pulsante bianco
in fondo a destra:
AFFIDO IL MIO CUORE A UNA CAPANNA/ LA CAPANNA È IL MIO CUORE
AFFIDATO/ CUORE AFFIDATO/ IO NON RIESCO AD AFFIDARMI/ E CHI SI
AFFIDA DI ME ERRA/ ERRANDO NON PUÒ AFFIDARSI NÉ ESSERE AFFIDATO
IO AFFIDO LA MIA SPERANZA
AFFIDO TE BENE MIO
IO MI SONO AFFIDATO
NON MI RISULTA ALCUN AFFIDAMENTO
UN GIOVANE CIGNO AFFIDATOSI AL VENTO GELATO DEL NORD È…
insistere nella domanda, il termine cuore non risulta
[oppure
è spiazzato
è termine anomalo scartato dopo la quinta revisione
[elettronica
nel febbraio del milleottocento… ERRORE… rettifico:
millenovecentonovantasette sostituito con la parola
[muscolo cardiaco.
Ne consegue che la corretta formulazione della domanda
al fine che questa macchina possa presentare in ordine
decrescente una successione corretta di risposte…
STOP… CIRCUITO INTERROTTO… PREMERE IL PULSANTE 5…
[RIPETO: CORREZIONE AVVENUTA…
una successione corretta di risposte è la seguente:
IL MANDATO AFFIDATO È UNA POESIA SUL MUSCOLO CARDIACO?
il riferimento è a un individuo di sesso maschile
di pelle nera
contrassegnato da un sangue di tipo G/A 4 attivo
difficile da ripetersi sul mercato in caso di necessità
se non alla clinica Salus di Lubecca…
DATI ESAUSTIVI… ripeto: dati esaustivi. Dati esauriti. RIPETO:
SALVO ERRORI ED OMISSIONI,
STOP. PASSO E CHIUDO
Post scriptum.
Riferimento generale da elaborare. Appunto primo.
Nuovo ordine di domande:
SE MENTRE IL PENTOTAL SODICO INIETTATO IN UNA VENA DEL BRACCIO
DEL NERO AMERICANO CHARLIE BROOKS
GIRAVA CERCANDO IL CUORE,
le parole da lui rivolte a Vanessa Sapp infermiera
ventisettenne di Huntsville stato del Texas
TI AMO, SII FORTE
debbano ritenersi dettate da un sentimento del cuore
ERRORE. CORREGGERE: MUSCOLO CARDIACO
o dalla paura della morte
o non piuttosto dal cattivo proposito
di continuare a fare spettacolo
LA PERPLESSITÀ È LEGITTIMA.
STOP.
Storia fra la farfalla e un computer
La prima voce dice quanto sei bello.
IL MIO UOMO ERA SEDUTO DAVANTI ALLO SCHERMO.
Dice la prima farfalla quanto sei bello.
La seconda voce dice quanto sei buono.
SEDUTO DAVANTI AL COMPUTER STA L’UOMO DI GESSO.
Dice la seconda farfalla quanto sei buono.
La terza voce è lieve è un poco adirata
la terza voce mormora quanto ti amo.
SEDUTO DAVANTI AL COMPUTER
L’UOMO DI GESSO CHIEDE NOTIZIE SULLA LUNA.
IL MIO UOMO SEDUTO DAVANTI ALLO SCHERMO È UN UOMO
[DI GESSO.
Io non posso abbandonare i miei amici
divento pazzo
PROVA MICROFONO PROVA MICROFONO 49, 35, 9 VIA PARTI
[PURE
Signori e signore ecco a voi….
Non indovinate quanta gente c’è qua.
Ne parlavo poco fa con uno sbirro.
Tutti voi dovete essere la più forte ammucchiata
di gente mai vista insieme.
CANTANO A TRE VOCI. PRIMA INSIEME POI UNA SALE ALTA
LE DUE VOCI CHE RESTANO PARLANO BASSO PARLANO
[PIANO INSISTONO
INSISTONO. È UNA VOCE MOLTO DOLCE E MOLTO CALDA.
Il mio uomo era seduto davanti allo schermo.
C’è sempre un poco di paradiso in una zona disastrata.
INTANTO
io non posso abbandonare i miei amici, divento pazzo.
INVECE SULL’AUTOSTRADA SARESTI SOLO.
Non c’è più benzina intorno per cento chilometri.
SEDUTO DAVANTI AL COMPUTER
L’UOMO DI GESSO CHIEDE
NOTIZIE DELLA TERRA.
Intanto
a Grants Pass, Southwestern Oregon, sotto la tempesta di
sabbia
un cielo molto basso
di sera
SEDUTO DAVANTI AL COMPUTER L’UOMO DI GESSO
CHIEDE NOTIZIE SU UN UOMO.
L’uomo è un suo amico.
LA FINESTRA È TUTTA ILLUMINATA.
Intorno la campagna è deserta.
UN CIELO BASSO SI SMORZA NELLE CREPE DELLA TERRA.
Don Hentich chiede al computer
notizie dell’amico.
Notizie della terra.
Notizie della luna.
IL MIO UOMO ERA SEDUTO DAVANTI ALLO SCHERMO.
Una tempesta di sabbia sulla campagna deserta.
È caduta la sera.
Tre farfalle calano splendendo
davanti allo schermo che
dice
MI CHIAMO ATARI.
Don Hentich ha ricevuto le ultime notizie dallo spazio
l’amico è ritrovato
le tre farfalle
LE TRE FARFALLE DI GESSO SEDUTE DAVANTI ALLO SCHERMO
chiedono notizie della luna.
SEDUTE DAVANTI AL COMPUTER.
LE TRE FARFALLE SEDUTE DAVANTI AL COMPUTER
CHIEDONO
notizie di Don Hentich.
LE TRE FARFALLE DI GESSO. Dice la prima farfalla
[quanto sei bello.
La seconda farfalla quanto sei buono. La terza farfalla dice
[quanto ti amo.
Una tempesta di sabbia a Grants Pass, nell’Oregon,
ha seppellito la casa di Hentich
con un cielo molto basso di sera…
Informazioni aggiuntive
- Tipologia di testo: poesie pubblicate in volume
- Editore: Lacaita
- Anno di pubblicazione: 1993